gentilissimi, avrei la necessita' di capire quale impedenza caratteristica (grosso modo) abbia un trasformatore audio 1:1 in mio possesso.
sono dotato di multimetro e ponte LCR ma mi chiedevo se fosse disponibile in rete, una tabella di corrispondenza impedenza caratteristica / resistenza e/o induttanza, o quale misure potrei mettere in atto per trovare l'impedenza del trasformatore.
dovrei costruire per mio figlio un ABY pedal, una specie di deviatore-commutatore che ha un ingresso (chitarra) e due uscite in modo da pilotare due amplificatori in alternativa od insieme (AoB) e (A+B) alcuni degli schemi reperibili in rete, hanno solo i due deviatori tripli (footpedal), altri sempre passivi oppure con buffer interno, hanno sull'uscita uno o due trasformatori con rapporto di trasformazione
1:1 ed impedenza 10kOhm come il mouser 42TM018
alcuni esempi:
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frugando nei cassettini delle cianfrusaglie, mi sono ritrovato per le mani un trasformatore 1:1 recuperato da una scheda modem da 300 Bauds Italtel di parecchi anni fa... e' un bel trasformatore da c.s. col nucleo in lamierini e completamente annegato nella resina... mi chiedevo quindi se fosse adatto allo scopo... cioe' se la sua impedenza fosse attorno ai 10kOhm, da qui la richiesta di un metodo speditivo per capire se il "pesce" sia adatto alla zuppa.
al multimetro il trafo rivela sia al primario che al secondario, una R pari 220Ohm, il ponte LRC ha ovviamente la pila scarica ... sig.
Per prima cosa, va detto che l'uso dei trasformatori nell'elaborazione
affrontare con due chiacchiere su un ng. Per cui, nelle due chiacchiere
di certo senza alcuna pretesa di completezza...
legate a fenomeni che c'entrano gran poco uno con l'altro...), mentre il
dovrebbe togliere ne' aggiungere nulla di suo. In particolare, il trasformatore "perfetto" dovrebbe avere (tra l'altro) resistenza in cc nulla ed induttanze tutte infinite, di modo che anche le reattanze siano
infinite.
Le induttanze che caratterizzano il trasformatore sono, a spanne, tre: l'induttanza del primario, quella del secondario e la mutua induttanza.
Le induttanze del primario e del secondario sono *circa* proporzionali ai quadrati dei rispettivi numeri di spire, mentre il rapporto di
o
,
che nel calcolo del vero rapporto di trasformazione intervengono anche vari altri aspetti, tra i quali la frequenza del segnale. Proprio per questo motivo, se vogliamo che la risposta in frequenza sia lineare, le
l
positiva o negativa, secondo la concordanza o meno dei versi degli avvolgimenti, e il suo valore (preso in modulo) va da zero ad un massimo
pari alla radice quadrata del prodotto delle induttanze primaria e secondaria. Il valore massimo significa che tutto il flusso primario si
garantisce un comportamento "perfetto" del trasformatore.
resistenze: ci sono quelle degli avvolgimenti (da considerare in ca, a causa dell'effetto pelle), che rappresentano le vere e proprie perdite "ohmiche" degli avvolgimenti stessi, e poi quelle equivalenti che rappresentano le dissipazioni nel nucleo magnetico, nei dielettrici e,
Come sempre accade, l'aggiunta di resistenze alle reattanze non solo
sfasamenti e variazioni nella risposta in frequenza. A maggior ragione,
potenze (reattive, ovviamente) accumulate nei campi magnetici, siano
ze siano del tutto preponderanti rispetto alle resistenze.
Nel mondo reale, le induttanze infinite costano decisamente troppo :), per cui ci si accontenta di qualcosa che sia "molto grande". Il criterio
sia pari ad almeno dieci volte le altre impedenze in gioco.
Tento di spiegarmi con un esempio: supponiamo di voler utilizzare un trasformatore 1:1 per separare due circuiti in BF, il secondo dei quali
telefonico), e che la frequenza minima di funzionamento sia, diciamo, pari ad 80 Hz. Cominceremo a considerare "sufficiente" l'induttanza del trasformatore se la reattanza del secondario, alla frequenza minima di
che il trasformatore non funzioni, ma senz'altro funziona male: in particolare, le tensioni al primario ed al secondario, che nella situazione ideale dovrebbero essere perfettamente proporzionali ed in
livelli cambiano in maniera "strana" eccetera.
, per cui una reattanza di 10 kOhm richiederebbe un'induttanza intorno ai
16H, il che in pratica vorrebbe dire un trasformatore grosso, pesante ed
assai costoso - nulla a che fare con il trasformatore cannibalizzato dal
girano segnali numerici, non ci si pongono certo grossi problemi di saturazione e distorsione; al contrario, chi suona si aspetta ed esige una riproduzione "pulita" - nel senso che, quando vuole la distorsione, ce la mette apposta, e come vuole lui, non vuole certo quella "casuale" del trasformatore :)
giustificato solo dall'esigenza di separare elettricamente i circuiti primario e secondario allo scopo di garantire la sicurezza di persone e
sicuramente molto meglio evitarli. Ad esempio, dando un'occhiata al datasheet del trasformatore Mouser 42TM018, ti accorgi che il La sulla seconda corda della chitarra viene attenuato di circa 5 dB, che
0
con una significativa perdita della brillantezza - se suoni una "Ovation" con le corde in nylon, forse te ne accorgi anche pochino... ma
se invece suoni una "Les Paul", secondo me te ne accorgi eccome! :)
Per inciso, l'impedenza generica dichiarata dal datasheet comprende presumibilmente sia le reattanze che le resistenze; anche ipotizzando (con abnorme fiducia nel prossimo) che sia praticamente tutta reattanza,
dimensioni, mi convince assai poco - la reattanza a 100 Hz sarebbe comunque pari a circa un decimo di questo valore, ossia circa 1kOhm,
a
500 Ohm!).
L'ho fatta fin troppo lunga, spero di non averti annoiato... in conclusione, credo poco al trasformatore che hai recuperato; se vuoi
Ciao!
--
73 es 51 de i3hev, op. mario
it.hobby.radioamatori.moderato
http://digilander.libero.it/hamweb
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ok ho preso una settimana di ferie.... cosi` studiero` :-)
come formazione sono un elettrotecnico ed i trasformatori li ho "visti" poco e solo a 50 Hz, ti ringrazio per avermi dato questo "kickstart" che mi "induce" a migliorarne la conoscenza... :-)
per ora ho capito due cose, la prima e` che che meno roba si mette in mezzo alla catena, meno probabilita` ci sono di incorrere in deludenti giudizi da parte del "chitarrista", la seconda e` che comunque si deve "provare". :-)
faro` cosi`... costruiro` temporaneamente un "trafo pedal" dove il footswitch colleghera` la chitarra all'ampli con o senza il trasformatore in mezzo... poi lascero` il giudizio artistico, all'utente finale. :-)
il mio voler introdurre uno o due trasformatori e` dettato dal principio di cautela... evitare la continuita` metallica quando ci si connette ad amplificatori "ignoti" specialmente se vintage, fidarsi e` bene non fidarsi e` meglio.
vere entrambe! Secondo me, almeno... poi magari qualcuno potrebbe anche non essere d'accordo :)
ecco, questo era appunto il succo della conclusione ;) Svariate esperienze giovanili mi hanno insegnato che l'idea che un
fare con la valutazione che ne darebbe un ascoltatore >:)
o
basta, la sicurezza viene prima di ogni altra cosa!
L'alternativa (ne esiste sempre una...) sarebbe usare un sistema con fotoaccoppiatori, che garantiscono anch'essi l'isolamento - anzi, di solito ben superiore a quello del trasformatore - ma la faccenda si fa
anche dei fotoaccoppiatori per segnali analogici, quindi con sufficiente
caso, quanto ti possano costare. Un fotoaccoppiatore per uso "digitale" invece costa zero e si trova ovunque, ma ovviamente devi elaborare almeno un po' il segnale per farcelo passare attraverso.
piacere mio :)
Ciao!
--
73 es 51 de i3hev, op. mario
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in un trasformatore ideale, se chiudi in corto il secondario, al primario vedi un'impedenza nulla, per cui misuri ancora un corto... naturalmente, in un trasformatore reale il corto perfetto non esiste, ma
vedresti comunque un'impedenza molto bassa, e la misura non dice *quasi*
usando un induttanzimetro (o un ponte RLC, se ce l'hai), misurare separatamente le induttanze dei due avvolgimenti lasciando l'altro
quindi non altera la misura).
Poi, mettendo in serie i due avvolgimenti, misuri l'induttanza totale Lt
(devi fare la misura due volte, invertendo i capi di uno dei due
avvolgimenti sono in serie e non in antiserie). Questa ultima misura ti fornisce come risultato la somma delle due induttanze degli avvolgimenti
Lt = L1 + 2M + L2.
Da questo si ricava il valore di M :
M = (Lt - L1 - L2) / 2
Nel caso perfetto, dovresti avere M^2 = L1 * L2; quando questo si verifica, tutto il flusso di un avvolgimento si concatena all'altro avvolgimento - cosa che, ovviamente, non succede praticamente mai... nemmeno con i trasformatori toroidali, anche se sono spesso migliori degli altri.
La mutua induttanza ti serve per calcolare l'effettivo comportamento del
trasformatore, ed anche per determinare il coefficiente di accoppiamento
k che vale:
k = M / radq(L1*L2)
(trasformatore perfetto).
esempio, per un trasformatore a vuoto (quindi senza cadute resistive, saturazioni eccetera), la tensione di uscita al secondario vale:
V2 = V1 * k * N2 / N1
o con il rapporto tra le tensioni al primario e al secondario.
Infine, ritorniamo per un momento al discorso lasciato in sospeso all'inizio sulla misura fatta con uno dei due avvolgimenti messo in corto circuito: supponendo trascurabili le resistenze e le perdite, l'induttanza che misureresti sarebbe quella dell'avvolgimento moltiplicata per il fattore (1-k^2).
In pura teoria, anche da questa misura potresti ricavare il valore di k.
Ciao!
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allora questo permetterebbe anche di capire dove sono i "puntini" che indicano la fase negli schemi... in pratica quando leggo il valore inferiore i "puntini" sono ai capi
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