Ho un alimentatore di Nuova Elettronica, il kit LX.1147 (da 10 a 14 Vdc in uscita, regolabili, e 20 A massimi), in cui la stabilizzazione della tensione viene effettuata con un differenziale composto da 2 transistors BC547 e da un riferimento di tensione REF25.
Il circuito funziona benissimo, ma mi sono chiesto come mai non abbiano utilizzato un'altra soluzione (per esempio, un LM317). Un integrato, come il 317, =E8 molto pi=F9 complesso di un differenziale, ma contiene altri stadi al suo interno (protezione termica, ed altro). Dal punto di vista della SOLA stabilizzazione della tensione d'uscita, qual'=E8 la differenza tra un differenziale e un integrato?
In ogni caso, il solo differenziale =E8 un valida soluzione per stabilizzare una tensione?
Con la componentistica odierna =E8 impensabile non utilizzare degli integrati. Un OpAmp integrato ha compensazioni interne che lo rendono quasi ideale in un vastissimo range di tensioni e temperature oltre al fatto di possedere delle caratteristiche d'ingresso molto simmetriche per il fatto che i componenti ricavati sul die sono soggetti alle medesime situazioni. I costi, poi, sono tali da non giustificare altre soluzioni. Infatti, esistono in commercio dei doppi transistor incapsulati nel medesimo package proprio per garantire caratteristiche speculari.
Penso che i motivi che hanno spinto NE ad adottare quella soluzione fossero essenzialmente i seguenti:
- contesto "storico" nel quale il costo degli operazionali non era indifferente.
- le caratteristiche finali dell'apparecchio non richiedevano una precisione particolare
- un OpAmp idoneo avrebbe dovuto possedere caratteristiche difficilmente reperibili convenientemente in un solo chip (alta corrente di uscita, ad esempio)
- scopo didattico del progetto
- robustezza e tolleranza a montaggi errati (un transistor girato difficilmente brucia, un operazionale s=EC)
Comunque, utilizzando un preciso riferimento di tensione si ottengono delle ottime caratteristiche.
Un buon alimentatore per alte correnti richiede accorgimenti che vanno al di l=E0 del semplice circuito di retroazione.
- simmetria costruttiva e selezione dei BJT dei finali di corrente.
- dissipatori adeguati (se non ventola)
- connessioni di potenza curate (cavi di sezione sufficiente, basse resistenze di contatto)
- buoni connettori (meglio se le connessioni interne sono saldate)
- potenziomentro di regolazione sul pannello frontale molto decente (magari multigiri o sdoppiato per regolazione fine)
Confermo la risposta di Piccio, e la integro vedendola da un altro PDV.
Uno stabilizzatore di tensione serie non e' altro che un amplificatore che esegue la (quasi) differenza tra una tensione di riferimento (il tuo REF25) e la tensione all' uscita.
In questo senso la differenza tra integrato e discreto, tra LM317 vari e un amplificatore fatto a "manina" e' solo pratica e prestazionale, nel senso che lo stabilizzatore fatto a "manina" lo puoi progettare (se serve" con caratteristiche migliori di un "qualunque LM".
Circa l' uso del differenziale, poi, non e' assoluto. Esistono topologie che fanno uso di uno stadio "single ended" per realizzare la differenza.
Terzibus, uno stadio differenziale con un paio di BC non ha un guadagno ad anello aperto molto elevato, e di conseguenza (a parita' di tutte le altre condiserazioni) una regolazione, un rumore, una impedenza di uscita, ecc... inferiori ad un circuito con guadagno ad anello aperto superiore.
Spesso ho notato che N.E. cerca di usare soluzioni con + componenti invece della soluzione piu' "razionale". Probabilmente e' anche un fattore commerciale: + componenti hai nel kit e piu' soldi te lo fanno pagare.
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