Sono ancora alla ricerca di uno schema affidabile per un alimentatore stabilizzato da 250 Vdc, una roba che stia in piedi e non rischi di esplodere, senza grandi pretese di precisione o di potenza.
Nel documento della National c'=E8 scritto che l'LM317 pu=F2 essere utilizzato per stabilizzare tensioni di centinaia di volts, a condizione che non venga superato il differenziale Vin - Vout (pari a
40 Vdc).
Io ho scopiazzato lo schema in figura 2 e ne =E8 venuto fuori questo:
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V1 =E8 il secondario di un trasformatore di rete, dimensionato per erogare 230 Vac - 300 mA massimi. Non tenete in considerazione l'escursione di R7: l'alimentatore, se funziona, non verr=E0 MAI utilizzato per tensioni d'uscita diverse da 250 Vdc. Il trimmer serve solo per una regolazione "fine" a 250 Vdc d'uscita.
"Chogokin Z" ha scritto nel messaggio news: snipped-for-privacy@d10g2000vbh.googlegroups.com...
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Ho usato molte volte gli LM317 con il transistor di preregolazione per fare stabilizzatori con uscita ad alta tensione, usando uno schema leggermente diverso ma basato sullo stesso concetto. Non ho mai avuto grossi problemi ne' sorprese. Sarebbe carino (e utile) sapere cosa ci devi alimentare con questo alimentatore e che corrente massima vorresti ottenere in uscita per ottimizzare lo schema quanto più possibile. Se vuoi e puoi darmi queste informazioni possiamo vedere se uno dei niei schemi è applicabile e così lo puoi riprendere pari pari e non dover ammattire su cose già definite. Comunque sul tuo schema vedo un paio di possibili problemi:
- Il differenziale in/out sul 317 tenuto a soli 5V. Perchè visto che lui lavora egregiamente fino a 40? Io starei un po' più alto, diciamo una quindicina di V, per tenere un naggior margine rispetto al suo drop out.
- Scordati di lavorare con una resistenza così alta fra Out e Adj del 317, avresti solo problemi. Valori validi sono intorno a un paio di centinaia di ohm. Di conseguenza anche la resistenza fra Adj e GND deve essere molto più bassa e purtroppo dissipare potenza, un trimmer come hai messo te non ci sta bene per niente. A proposito, ma che te ne fai di un trimmer se dici che la tensione di uscita sarà fissa a 250V?
- Il secondario del trasformatore a 230V per conto mio è un po' scarsino come tensione. A rete minima avresti 280V raddrizzati, che se ci metti anche un po' di ripple possono essere un po' pochi per avere in uscita la giusta tensione senza che vada a "pelare" nei picchi minimi del ripple. Io preferirei una decina di volt in più.
- In caso di cortocircuito in uscita il transistor Q2 passa immediatamente a miglior vita per secondo breakdown, così poi si distrugge anche il 317 e hai buone probabilità di trovarti in uscita la tensione piena non regolata. Ci sono varie tecniche per aggirare il problema se la corrente che ti serve in uscita è di pochi mA, altrimenti l'unica via percorribile è quella di sostituire i transistor con un mosfet, che perlomeno non presenta problemi di secondo breakdown e se lo dissipi a sufficienza non muore.
Serve per alimentare una radio FM a valvole: le correnti massime erogabili dai catodi di tutte le valvole, sommate tra loro, sono pari a 190 mA, circa, nei quali sono inclusi le correnti anodiche e quelle delle griglie schermo. In condizioni normali (cio=E8, con le valvole polarizzate come si deve), l'assorbimento =E8 inferiore. Io mi sono tenuto largo, sia nel calcolo teorico dell'assorbimento, sia nei parametri forniti a chi ha costruito il trasformatore.
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Uno zener da 20 Vdc?
Per la regolazione "fine" della tensione d'uscita (in poche parole, per compensare le tolleranze dei componenti).
sino
che
a
?
i
Ho due mosfet STW9NK90Z disponibili. Inizio a pensarci?
Sono perfettamente d'accordo, ma cosa posso farci?
Se raddrizzo e livello il secondario per l'anodica e le griglie, mi ritrovo 320 Vdc, circa. Tale secondario =E8 stato dimensionato per erogare, al massimo, quasi il 300% della corrente nominale assorbita dalla radio (circa, 110 mA). Se mi fermo al ponte raddrizzatore ed all'elettrolitico di livellamento, con un secondario di questo tipo, quante speranze ho che, grazie al solo carico, la tensione continua scenda a 250Vdc?
Se bastano solo un integrato, un mosfet ed un giro di resistenze, condensatori e diodi, mi tolgo il pensiero.
Le sezioni radio e audio del circuito rimaranno a valvole, mentre la sezione di potenza elettrica sar=E0 a stato solido. Pazienza.
Forse non ho capito bene il problema, comunque... non basta inserire una resistenza in serie all'anodica col relativo elettrolitico di livellamento?...
Se ho ben capito, R37 e C31 creano un ritardo nell'accensione di Q3, R39 serve per ridurre la carica accumulata sul gate, mentre D10 serve per avere la Vgs.
Nel mio caso, c'=E8 da aggiustare il valore di alcune resistenze, dato che, nello schema lituano, ai capi di C29 ci sono 300 Vdc (quel trasformatore, ai due secondari per le anodiche, immagino eroghi 220 Vac, circa), mentre io, con un secondario da 230 Vdc, mi ritrovo 320 Vdc ai capi dell'elettrolitico di livellamento.
In effetti è un alimentazione "stabilizzata" con ... effetto "ritardo", dovuto appunto alla costante di tempo introdotta da C31 e R37... Le resistenze da 1,2K sui gate e i due zener BZX55C mi sembra che costituiscano solo delle protezioni per i mos-fet, la tensione a 250V viene stabilita dai due zener da 100 e 150 volt D9 e D8... Se la differenza fosse soltanto di pochi volt - 320 contro 300 - probabilmente si potrebbe lasciare tutto anche così com'è, vale la pena provare, utilizzando per il test finale un carico fittizio, prima di collegare la radio vera e propria... :-)
A pensarci bene una critica ci sarebbe: in caso si corti o grossi sovraccarichi, quel circuito non avrebbe/offrirebbe alcuna protezione, neanche quella del classico "resistenzone" in serie al carico, o di un misero fusibile(!)...
Nelle prove, avevo gi=E0 pensato ad un fusibile da 400mA tra secondario ed il resto del circuito. Domani sviluppo un circuito OrCAD e ne posto il PDF, poi ne parleremo.
Non c'era niente di buono in TV stasera. Pertanto, ho anticipato il tutto ed ecco lo schema OrCAD:
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Mi sono inventato una caduta di tensione, dovuta agli zener, pari a
255,1 Vdc. Tra il gate ed il source del mosfet ho messo uno zener da
4,7 Vdc per avere la Vgs (che, per quel tipo di mosfet, =E8 pari a 4 Vdc, circa). Se ho fatto bene i conti, tra il source e massa dovrei avere 250,4 Vdc. Insomma, 250 Vdc.
C'=E8 anche il fusibile, nonostante non si veda nello schema. E' tra V1 ed il ponte di diodi.
"Chogokin Z" ha scritto nel messaggio news: snipped-for-privacy@i25g2000vbt.googlegroups.com...
Per funzionare funziona e ritengo che per lo scopo al quale sarà destinato vada più che bene, la tua non è un'applicazione molto esigente e non vale la pena di fare cose più complicate. Dovrai accettare il fatto di non avere una tensione di uscita proprio così esatta come dal tuo calcolo, sia perchè gli zener una tolleranza ce l'hanno sia perchè la corrente che li attraversa è molto bassa e li fai lavorare proprio all'inizio del "ginocchio" (ma che la tensione di uscita poi sia 240 o 260V, che cambia?) e anche che se accidentalmente fai un cortocircuito in uscita il mosfet in pochi secondi si brucia per dissipazione, non c'è fusibile che tenga. Ma visto che non serve come alimentatore da laboratorio bensì come alimentatore fisso per un apparecchio perchè ci dovrebbe essere un cortocircuito in uscita? PS: Lo zener fra gate e source portalo a 5,1 o meglio 5,6V: devi essere sicuro che la soglia della VGS possa essere superata se serve e lui in realtà deve essere solo di protezione per evitare che venga superato il limita massimo di VGS, di solito 20V.
Un tempo per stabilizzare un po' le tensioni si usavano tubi appositi (OA2, OB2, OB3, OC3, ecc.) però solo per bassi assorbimenti, altrimenti si faceva cadere la tensione con un bel resistenzone e annesso elettrolitico; oggi si potrebbe forse fare la stessa cosa con l'aggiunta di zeneroni... Perché hai bisogno di un'anodica tanto precisa?...
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