Marcatura CE

Interessa tutti noi che progettiamo qualcosa e abbiamo la fortuna che possa prendere mercato.

Io per un coso che va a 3,3 volt, e non ha oscillatori tali da generare rf (metti un analizzatore di spettro sulla gamma dell'oscillazione e vedi tu l'emissione, poi guarda se ci sono armoniche importanti (dubito fortemente) mi limiterei con dipolo 1/4 onda cioè filo e calza aperti a 90° ad 1 mt a dare il livello percepito, chiusa lì, scrivi un manuale di uso numeraro in tutte le pagine, nel quale indichi che autocertifichi, riporta il marchio sia su prodotto che manuale, parla della pericolosità delle batterie, indica i vari loghi di riciclo e finita così.

Azzo ci fosse la 220 capirei, fose un telecomando pure, ma un pic che puo' fare?

Chiaramente NON MI ASSUMO NESSUNA RESPONSABILITA' (tanto per metterla all'italiana) è un parere... ;)

Fai conto che di robetta elettromeccanica che c'è in giro l'80% conosce la marcatura solo per una etichetta appiccicata prima dell'imballaggio e basta.

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El_Ciula!
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lucky:

Maporcaputtanatroia, 1.700 euri buttati nel cesso.

Questo è solo parzialmente vero. La roba che va a bordo di navi, ad esempio, per essere masrchiata CE deve rispondere a EN 60945 (irradiate), EN 60945 (condotte) ed essere immune da EN 6100-4-2, 3, 4, 6, 11

Sicuro? E la CEI che ci sta a fare? ;-)

Oje, guarda che ti prendo in parola eh! Se mi fanno il paiolo poi ti vengo a cercare. ;-)

Tra parentesi, non mi è mai successo di non passare detti test alla prima, neppure per il marchio "E" automotive (che non è in autocertificazione). Visti i miei volumi, è più economico l'"overdesign" che il passare giornate in costosissimi laboratori...

Mi stanno antipatici ed i clienti non gradiscono troppo, ma gli alimentatori 220->12V sono una vera manna.

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F. Bertolazzi

F. Bertolazzi:

Mi correggo: erano un po' più bassi, ma, per 200 euro, ho preferito non sbattermi in giro.

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F. Bertolazzi

AleX:

O l'oscillatore potrebbe essere influenzato da disturbi esterni. Non basta la sola emissione, occorre anche misurare l'immunità.

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F. Bertolazzi

Ci=F2 significa che nel "fascicolo tecnico", redatto con diligenza, avrai indicato che il tuo prodotto deve rispondere a tali norme. Devi poi anche dire che risponde effettivamente a tali norme, spiegando come sei arrivato a tale conclusione. Ci puoi essere arrivato con calcoli, misure, comparazioni o altro che sia ragionevole. Solo se le norme prescrivono espressamente un metodo di misura sei tenuto ad usare quello. E solo se le norme prescrivono espressamente che le misure devono essere effettuate da un organismo terzo ti devi avvalere di tale organismo.

Ciao.

lucky

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lucky

lucky:

Chiarissimo e, scusa se lo dico, anche verosimile.

Grazie mille, credo anche a nome di parecchi altri.

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F. Bertolazzi

Il 09/01/2010 11.25, lucky ha scritto:

[...]

Devo dissentire, AFAIK.

Se non sono cambiate le regole, la societa' produttrice o importatrice (cioe' la responsabile di cio' che e' una autocertificazione) deve mettere a disposizione di chiunque ne faccia richiesta, la documentazione della certificazione.

Ovviamente, tale richiesta mai e poi mai verra' fatta da un privato, il quale non sa nemmeno cosa sia e neppure che esista, ma piu' facilmente da aziende o enti pubblici (per bandi di gara o verifiche formali) oppure dall' ASL (in caso di "problemi").

Questo, ripeto, per quanto a mia conoscenza, all' epoca 1997-98, per la certificazione di personal computer, e per quanto possa ricordare.

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Englishman

"F. Bertolazzi" wrote in news:3fbvzcua8ki1$.18kh9dy7ouq4x$. snipped-for-privacy@40tude.net:

Certo, certo. Mi riferivo solo alla parte con la quale escludeva l'emissione.

Se pensi all'immunità, non occorre nemmeno che influenzi l'oscillatore: basta un registro che prenda un 1 per uno zero o viceversa, un pin di reset che ti si alza... and so on.

Ciao, AleX

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AleX

Se cos=EC fosse un'azienda concorrente potrebbe chiederti di esibire la documentazione e tu saresti obbligato ad esibirla. Ti spiace indicarmi quale legge, o almeno norma, ordini questo obbligo?

Gli enti pubblici e l'ASL fanno ci=F2 che la legge ordina o consente espressanmente loro di fare. Il comune ti chiede, ad esempio, i documenti per la edificazione e per l'inizio attivit=E0, perch=E9 la legge gli d=E0 questa competenza. L'ASL ti pu=F2 chiedere documentazione, e pu=F2 fare ispezioni, sulla 626, sui rifiuti, sugli scarichi, sulle emissioni in atmosfera, ..., perch=E9 la legge le d=E0 queste competenze. La provincia ti pu=F2 chiedere la documentazione, e pu=F2 fare ispezioni, sulle caldaie a gas, perch=E9 una legge le d=E0 questa competenza.

Nei precedenti post ho ben delineato l'ambito in cui =E8 legittimo e ragionevole fare a meno di ricorrere a laboratori di misura. Ripeto, il mio non =E8 un invito a fregarsene delle norme, ma l'indicazione di una possibilit=E0, legittima e ragionevole, per casi nei quali il ricorso a laboratori di misura renderebbe sconveniente la realizzazione stessa del prodotto.

Ciao.

lucky

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lucky

Il 09/01/2010 14.36, lucky ha scritto:

Certo, e' ovvio.

Tale documentazione (io ce la avevo nel cassetto "prontaper", visto il mio ruolo di allora) contiene solo le misure necessarie a supportare lo status di rispondenza alla compatibilita' elettromagnetica dell' ente certificatore (nel mio caso un laboratorio vicino a Monza), e gli elementi atti ad identificare la marca/modello//lotto del dispositivo.

Niente possibile spionaggio indistriale, se e' questo che volevi dire.

BTW, ora che ci penso, ricordo distintamente di avere visto, le misure di certificazione dei PC IBM (Lenovo) di allora, distribuite come "materiale tecnico rivolto al distributore".

Come dicevo, sono passati 13 anni e dopo quella esperienza non mi sono piu' occupato di quell' argomento. Cio' che ricordo e' (magari in modo fallato, come detto) cio' che doveva sapere e di cui si doveva occupare il dirigente responsabile della produzione.

Se hai, tu o altri, qualche altra informazione, ben venga.

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Englishman

Il giorno Sat, 9 Jan 2010 12:29:55 +0100, "F. Bertolazzi" ha scritto:

Posso confermare quanto detto da Lucky, ad esempio poco tempo fa ho ritenuto di non dover rifare le prove CE presso un laboratorio dopo una modifica importante ad un progetto, che era praticamente un rifacimento dell'elettronica.

Ho solo aggiornato il fascicolo tecnico, in pratica mi sono limitato a fare qualche prova qui con gli strumenti a disposizione, una 'pistola elettrostatica' un 'burst' e uno 'sniffer' verificando che eravamo abbondantemente a posto.

-- ciao Stefano

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SB

Ciao, Posteresti i rifermenti dell'Istituto Nobili? Io girando in rete ho trovato questi:

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Promettono di certificare a partire da 370 euro!! Vi sembra realistico?

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fittizio

Ho letto con attenzione tutti i post sottostanti, Mi sembra di aver campito che per oggetti semplici si possibile fare una sorta di "autocertificazione" ed apporre il marchio. Tuttavia penso sia necessario (scusate l'ignoranza):

  1. Identificare quali norme devono essere rispettate in funzione del dispositivo (es. EMC, bassa tensione etc)
  2. Avere la strumentazione per provare che le norme siano soddisfatte
  3. scrivere il cosidetto fascicolo tecnico

Ora per la 1. Come faccio a sapere quali norme devono essere soddisfatte in funzione del dispositivo progettato? per la 2. Chiaramente se non ho la strumentazione e non posso fare le prove allora non posso autocerficare no? per la 3. C'e' un qualche esempio di come si debba scrivere sto fascicolo?

Grazie

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fittizio

Quoto al 100% il Bertolazzi è un terrorista (in senso buono) e sa sempre tutto solo lui, io ho visto decine di prodottini commercializzati con misure artigianali nella certezza di non sfondare soglie critiche, parlo di roba del tipo di quella di chi ha aperto la discussione. Fosse mai che un pic, senza driver di potenza e alimentato a 3V e rotti, una volta visto con analizzatore di spettro che non emette una cippa possa fare chissà che interferenza con cosa?!?!?

Mah, a me di foraggiare sti pseudo commercialisti dell'elettronica per poi firmare io non va molto.

Saluti di nuovo.

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El_Ciula!

In linea di principio mi trovo d'accordo... I miei problemi, per la schedina PIC ora restano quelli del post precedente ovvero:

  1. Come faccio a sapere quali norme devono essere soddisfatte in funzione del dispositivo progettato?
  2. Chiaramente se non ho la strumentazione e non posso fare le prove allora non posso autocerficare no? 3. C'e' un qualche esempio di come si debba scrivere sto fascicolo?

Mi date qualche suggerimento anche in questo caso? Grazie

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fittizio

te

Aggiungo un paio di cose per rendere ancora piu' confusa la faccenda. Se la tua schedina non e' un prodotto finale ma e' un componente, per esempio e' un controller di una lavatrice, tu non devi certificare niente. E' il costruttore della lavatrice che deve certificare la lavatrice nel suo insieme. Ovvio che tu devi garantire al tuo cliente che la tua schedina non gli fara' bocciare tutto il prodotto e sarai responsabile se per esempio causera' un incendio, ma sei responsabile solo nei suoi confronti, non verso l'utilizzatore finale che ha avuto la casa incenerita. Inoltre si dice che qualcuno ha detto che anche per il prodotto finito tu potresti fare una autocertificazione. La differenza e' che in caso di rogne ci vai di mezzo tu in pieno senza scampo, mentre se fai certificare da terzi ci vai sempre di mezzo tu ma ti puoi rivalere sui terzi. Comunque e' una cosa tutta da verificare.

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grigio

fittizio:

A me molto. Irrealistici mi sembrano i prezzi degli altri laboratori.

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F. Bertolazzi

grigio:

Ti sfugge un concetto fondamentale: il marchio CE è sempre un'autocertificazione. Altri marchi, dipo lo "E" per l'automotive o il "Marine Mark of Conformity" devono essere, invece, rilasciati da laboratori autorizzati ("notified").

Nel caso di autocertificazione è senza dubbio così.

Invece, nel caso della certificazione da laboratorio autorizzato, immagino venga condotta un'inchiesta per stabilire se "degradare" il laboratorio o cambiare la normativa. In entrambi i casi, non credo il produttore (sempre che non abbia modificato l'apparecchiatura già approvata senza rifare l'iter) possa essere perseguito.

Credo che sia anche questo il motivo per cui i certificati veri e propri (e non i semplici report di conformità) costano dalle tre alle dieci volte tanto.

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F. Bertolazzi

Sono utili solo in sede legale, e il giudice dopo perizia esterna puo' dire dentro di se: " questo che poteva fare se non appoggiarsi a chi si vende come centro di test e verifica sulla materia".

Io penso che sia tutto relativo, se si è coscienti che si sta commercializzando una scatoletta con 4 led è un conto, se si vende un tester per la rigidità dielettrica da 5KV, io mi parerei le palle a 1000.

Se compri un lampadario è marcato CE, è un portalampada in plastica con una bacinella di vetro rovesciata e pure bucata 1 mt di cavo e 1a morsettiera, cosa facciamo la compatibilità pure a quello?

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El_Ciula!

Il 10/01/2010 12.15, fittizio ha scritto:

ogni prodotto ha le sue norme, ogni norma ha il suo campo di applicazione: vai a Milano, in via Saccardo, al punto vendita della Cei, e ti leggi tutte le norme. oppure chiedi un preventivo ad un ente notificato, che ti listera' tutti i requisiti e le prove che dovrai soddisfare; l' elenco degli organismi notificati lo trovi sul sito della comunita' europea.

puoi avvalerti di un laboratorio esterno.

per quanto mi riguarda, era semplicemente la raccolta di tutti i report e le prove fatte, le normative applicate, i certificati dei componenti omologati, le analisi dell' hardware e del firmware, la filosofia della sicurezza e i mezzi utilizzati per ottenerla.

guarda un prodotto simile al tuo.

saluti

--
  lowcost
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lowcost

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