Ciao a tutti,
per definizione si ha una resistenza elettrica di 1 Ohm quando, tra due punti di un conduttore, è applicata la differenza di potenziale di 1 Volt, scorre la corrente di 1 Ampere ed il conduttore non è sede di alcuna forza elettromotrice.
Questa è proprio una definizione che ho trovato in un testo sul sistema internazionale delle misure.
A questo punto, però, mi sorge un dubbio. Analogamente a quanto accade per un condensatore che ha due armature metalliche come reofori ed aria come dielettrico, si può dire che un circuito aperto, collegato ad un generatore di f.e.m., ha immediatamente un guizzo di corrente e poi uno stabile stato di sbilanciata quiete elettronica. Cioè, ai suoi capi, qualche attimo dopo il collegamento di esso al generatore di f.e.m, c'è una d.d.p. anche se entro di esso non circola più corrente; esso, quindi, ha d.d.p, ma non è sede di f.e.m..
Supponendo che sia proprio questo il caso descritto nell'ultima parte della definizione di cui sopara, vi chiedo se questa precisazione abbia il seguente significato:
misurare esattamente la resistenza campione implica una rilevazione a f.e.m. assente in quanto, altrimenti, la d.d.p. (e quindi la tensione) non sarebbe di entità attendibile in costanza di flusso elettrico.
Come dire, facendo una similitudine idraulica: se voglio sapere quale pressione l'acqua di un lago eserciti all'imboccatura del proprio emissario, non posso lasciar scorrere l'acqua, ma devo mettere dei rilevatori di pressione sulla paratia di una chiusa collocata in quel punto ed interrompere il flusso per qualche momento (per il tempo più breve possibile).
E' questo il concetto, od ho inteso male?
Grazie,
KF