Ciao a tutti ma soprattutto a quelli che nel thread "Ing. elettronico: posto..." ecc. ci hanno "dato dentro".
Di critiche al nuovo ordinamento ne sono fioccate un bel po' (e di meritate credo, visto che a quanto pare i primi tre anni non sono altro che una "ricottura" dei periti per renderli più "croccanti" ad una certa realtà industriale - la stessa che, ne sono convinto, è stata la vera artefice, dietro le quinte, di questa riforma universitaria); sono invece completamente mancati dei pareri su "come dovrebbe essere" un ordinamento universitario (che non si riduca alla pura e semplice riproposizione del vecchio in quanto comunque ben lungi dall'essere privo di difetti, primo tra tutti gli scarti alti o altissimi di studenti che per varie ragioni abbandonavano a metà o anche meno gli studi).
Sinceramente, per come la vedo io, al termine delle superiori non dovrebbero essere proposto solo degli "sbocchi in serie" rappresentati da un'unica strada con più "caselli di uscita" ma strade completamente alternative tra loro dall'inizio alla fine. Chi vuole diventare "superingegnere" si fa l'università quinquennale (o anche più) mentre a chi interessano prospettive meno "euristiche" gli va proposto qualcos'altro come percorso COMPLETAMENTE SEPARATO da cui sia possibile accedere al primo semplicemente RIPARTENDO DA CAPO - mentre i primi, se si stufano o esauriscono i mezzi per portare a termine tutto il ciclo di studi, dovrebbero avere la possibilità di ricadere nel secondo percorso previo sostegno di alcuni "esami di uscita" che attestino che, pur non avendo la laurea, hanno tuttavia conseguito un determinato insieme di conoscenze sfruttabili come tali ed eventualmente "riducibili" tramite i suddetti "esami di uscita" ad una laurea breve (a cui occorre però trovare un qualche altro nome!)
La mia è solo un'idea "tattica" giusto per avviare la discussione: mi piacerebbe conoscere l'opinione degli altri su "come dovrebbe essere" l'istruzione post-secondaria (e già che ci siamo su come dovrebbe essere l'istruzione secondaria che dovrebbe dare le gambe per camminare e studiare da soli tutto quello che viene dopo - in qualsiasi campo interessi farlo - ma che pare non riesca a dare nella misura richiesta/dovuta).
Insomma, come la struttureste voi questa benedetta/maledetta università? Che cosa dovrebbe o non dovrebbe insegnare? Soprattutto per i più "vecchi" che col tempo hanno fatto esperienza di ciò che l'università gli ha dato, ciò che avrebbero voluto gli desse ed eventualmente anche ciò che avrebbe potuto evitare di dargli: se, causa un accidente, una botta in testa o altro, doveste all'improvviso "dimenticare tutto" e rifare l'università per rifare lo stesso lavoro che fate ora, cosa chiedereste a questa "università della seconda volta"? La revisionereste o la lasciereste così com'è? E, in caso di revisione, quali "bug" correggereste e quali migliorie introdurreste?
Ovviamente tutte queste domande sono rivolte a chi pensa che l'istruzione universitaria abbia un valore in sè, da "portarsi nell'isola deserta" (in cui magari l'unica attività elettronica "pratica" consiste unicamente nel riparare gli ipotetici televisori dei gabbiani, e non a chi vede l'università solo come una corsa a ostacoli per pigliare il "pezzo di carta".
Le stesse domande le rivolgo anche pensando ad un altro quadro: immaginate di voler/dover andare a fare gli ingegneri elettronici in un paese del terzo mondo dalle risorse molto limitate (e che pertanto richiede ingegneri PIU CAPACI E IN GAMBA della media): quali conoscenze pretendereste di ricevere dall'università per poter andare sì allo sbaraglio ma con ragionevoli possibilità di successo nel vostro campo? Per rendere meglio il problema: immaginate di andare a fare gli ingeneri in un paese sottosviluppato in cui TUTTO, componenti, apparecchiature, computer e altro risalgono a dieci-quindici anni e che pure i problemi da risolvere siano quelli di OGGI e non quelli di quindici anni fa... Quali "armi" chiedereste alla vostra università per affrontare tale sfida?
Ciao! Piercarlo