Ingegnere elettronico: posto in Application, qualche esperienza? [franco aiutami tu :-) ]

ho fatto un colloquio con una grossa azienda di elettronica e mi hanno proposto un posto di Application Engineering. In sostanza farei da tramite tra il cliente e i designer per un componente di questa azienda (memorie flash). Io credevo che mi proponessero un posto in R&D ed a me in effettti sarebbe piaciuto quello, d'altra parte non sapevo neppure esistesse questa figura. Mi hanno spiegato che avrei avuto a che fare con i clienti (grosse aziende) sia per telefono che in loco e che avrei partecipato a sviluppare le specifiche finali (ovviamente redatte da altri)

Qualcuno ha esperienze in merito? ciao Filippo

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Filippo
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mi sa che ti è andata bene. sembra che ormai in italia cerchino solo rappresentanti o simili.

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paolo

Grazie Elettra della risposta molto articolata. Credo di non sbagliare se ipotizzo che tu abbia fatto (o fai) l'application :-) Me la sono stampata e mi seguira senz'altro ovunque io vada.

A questo punto avrai intuito quale sia l'azienda (hint: ti ho scritto in mail qualche giorno fa :-) )

la mia preoccupazione e` questa: io credevo mi chiamassero per il R&D e in effetti era il tipo di lavoro che cercavo. Essendo il primo impiego mi premeva avese due caratteristiche:

- crescita professionale

- rivendibilita`

quello che certamente _non_ vorrei fare e` il commerciale! Ma dalla tua risposta mi pare che non sia questo il caso. Mi hanno spiegato che l'application si trova ad avere una visione d'insieme del tutto, dal progetto del cliente al designer fino al marketing. Io vorrei acquisire competenze di tipo tecnico, meglio se rivendibili. Mi spiego: se gra 5 anni mi stufassi di fare l'application, avrei speranza di trovare un lavoro nell'R&D della stessa azienda o altra o magari nella picco azienda dove fanno tutto con 1 micro, un FPGA e quattro resistenze?

(megasnip)

il quadro e` molto dinamico e divertente. Devo dire che mi intriga. Oramai sei il mio tutor :-)

Crepi

ciao e grazie infinite Filippo

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Filippo

Palle. Io mi sono laureato da un anno e mezzo al Politecnico di Milano. Abito in provincia di Cremona (notoriamente agricola), in cui l'elettronica non è diffusissima (non sto in Brianza, per intenderci). In un anno e mezzo ho ricevuto VICINO A CASA almeno 6 proposte di impiego come progettista, dunque tecnico. Forse una o due come rappresentante commerciale. Ho cambiato tre aziende, aumentando sempre stipendio e condizioni di lavoro, pur continuando a fare il progettista. Chi dice che cercano solamente rappresentanti imbroglia. Ci ha mai provato a proporsi per un incarico tecnico? Lo stesso chi dice che i commerciali guadagnano sempre meglio (vecchio luogo comune universitario). Certo, bisogna avere il coraggio di proporre soluzioni e poi anche di realizzarle, se si vuole fare un lavoro tecnico. Ma accettando la sfida, le opportunità ci sono ... e anche i soldi. Per quanto riguarda il post iniziale, mi sembra che la proposta come Application Eng. non sia male. E' vero che c'è una parte di contatto con i clienti, ma c'è anche una buona parte di progetto di soluzioni elettroniche. Il contatto con i clienti, d'altra parte, non fa male, anzi, spesso stimola a lavorare in una direzione che poi sia vendibile. A me la ricerca pura sembra un po' sterile, sinceramente.

Ciao ciao.

Rocco.

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rocco

"rocco" ha scritto nel messaggio news: snipped-for-privacy@posting.google.com...

... snip...

Ma sei riuscito a finire almeno uno dei progetti su cui hai lavorato?

Saluti

-- GG

Ogni giorno, ogni ora ti cambia: ma mentre negli altri la rapina del tempo è piú evidente, in te invece non è manifesta poiché non avviene sotto i tuoi occhi - Seneca

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GG

"Filippo" ha scritto nel messaggio news: snipped-for-privacy@4ax.com...

Beh, diciamo che da questa premessa il cerchio delle aziende si restringe a una sola, dalle parti di Agrate. :)

Credo che per fare il FAE si debbano avere piu` doti di comunicativita` e parlantina rispetto alle doti tecniche. La maggior parte dei FAE che ho incontrato (ma forse sono solo stato sfortunato) erano piu` commerciali che tecnici, conoscevano il loro prodotto poco piu` di quanto lo conoscessi gia` io e mostravano una certa ignoranza su argomenti piu` generali.

Questo non lo dico per scoraggiarti, anzi, se il numero dei FAE competenti cresce e` un bene per tutti. Non ti aspettare pero` di disporre di un grosso potere decisionale o di poter seguire un progetto di un cliente in modo estensivo. Probabilmente a lungo andare ti andra` bene cosi`, perche` se dovessi tenere dietro a tutti i clienti impazziresti.

Ah, a proposito, questa e` un'altra cosa che ho notato nei FAE: mi sembrano tutte persone molto stressate, il loro lavoro (girare di continuo, dire sempre le stesse cose, rispondere a domande per lo piu` stupide) non deve essere facile.

--
Lorenzo
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Lorenzo Lutti

ciao Lorenzo, posso farti una domanda personale? Dove lavori?

ciao Filippo

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Filippo

(...)

Noto con piacere che non sono il solo a dover usare l'occultismo per capire cosa vuole la gente sul lavoro. Hai frequentato qualche corso professionale o è tutta pratica? :-P

Se ti può essere di conforto: pensa che dopotutto tu lavori in un ambiente "più incline" alla razionalità. Figurati gli altri...

Ciao! E fatti viva più spesso in NG! Piercarlo

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Piercarlo

Questo è vero in generale per tutti coloro che fanno questo tipo di lavoro: ti senti sempre una "puttana" che deve sempre dire di sì e far finta che chi hai di fronte sia il massimo che tu abbia mai visto finora (il massimo della competenza, dell'intelligenza o "dell'essere tosti" in qualunque accezione lo si voglia intendere) mentre in effetti pensi tutt'altro. I casi sono due: o ti piace "far la puttana" (cioè ti diverti a metterli nel sacco) oppure ti ci stressi. La preparazione poi, tenendo conto che ad andar bene solo un cliente su cinque capisce veramente e non per sentito dire tutte le implicazioni tecniche del lavoro di cui si sta parlando, fai presto a lasciarla nell'armadio alla mattina; se non interessa a te conservartela agli altri non gliene frega meno di niente... e dopo un certo tempo va a finire che non te ne frega più nulla neppure a te. Se gli altri zoppicano quasi sempre ti metti a zoppicare anche tu...

Ciao! Piercarlo

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Piercarlo

"Lorenzo Lutti" ha scritto nel messaggio news:X%0yb.156102$ snipped-for-privacy@twister2.libero.it...

...oppure un'altra a Padova

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Lupo

scusate l'ignoranza ma che ditta c'è a Padova?

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Dect

"rocco" ha scritto nel messaggio news: snipped-for-privacy@posting.google.com...

Certo che di stupidaggini, ne dici e, devo ammetterlo, lo fai con stile ed impegno ma la sostanza non cambia come non cambia nei fatti che sia anche io residente in provincia di Cremona e che sia (neo?)laureato (dopo 3 anni) dopo presso il noto politecnico (10 anni della mia vita buttati). Dopo la millesima domanda per fare il progettista (alla quale hanno risposto in tre ma solo la RO.VE.R di Sirmione voleva un progettista a 2 milioni al mese?!?) ho realizzato quello che dicevano amici e conoscenti di cambiar mestiere o di rimanere nel'ambito, difatti quest'anno mi apro un bel negozio di componenti.

Di coloro che iniziarono i corsi con me che ho avuto modo di sentire e di rivedere (una sessantina) NESSUNO e dicasi NESSUNO ha fatto qualcosa di pur lontanamente apparentato con la progettazione, difatti abbiamo Ing. nella locale azienda distribuzione GAS, qualche programmatore Cobol SQL, un addetto al controllo di qualità e qualcuno e rimasto anche all'università a smistare la posta.

Quindi fallo in nome mio, della verità e di tutti noi che tra il dal 1990 in poi abbiamo sputato sangue; Piantala di dire CAZZATE!!!!

P.S. Saremmo in molti curiosi di conoscere le tue fantomatiche aziende nelle quali hai presentato curriculum o magari anche quella cheti ha assunto.

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Taz

ricordo, infatti :-)

guarda, alla fine la crescita professionale la si paga sempre, in base alla mia esperienza, con un restringimento del campo in cui puoi rivenderti: se ti occupi di memorie, e sei un bravo FAE, acquisisci un buon know how sui cti digitali: interfacciamento con i uP, protocolli, rogne di components placement... ma per forza di cose dimentichi le cose che non usi, magari le finezze dell'elettronica analogica, o a radiofrequenza, o le antenne... per cui alla fine cresci, ma restringi il campo, e sei rivendibile solo tra ditte che trattano campi affini.

Inoltre sul lavoro sei esposto a tanti aspetti dell'ing che negli studi non si considerano, dal controllo qualita` al processing al project management, e non e` raro scoprire che vuoi crescere in una direzione a cui da neolaureato non avresti mai pensato. Anche io volevo fare la progettista e in effetti ho lavorato nell'R&D per un po', ma adesso sto indirizzandomi decisamente verso il product engineering e il project management, mi divertono di piu`, da neolaureata manco sapevo che esistessero :-)

Servono anche quelli, sta a te mantenerti piu` sul tecnico o sul commenrciale, in genere. Se quando un cliente ti chiede "quando fa 1+1?" rispondi "2" senza esistazione, sei un tecnico, se rispondi "per vendita al dettaglio o in volume?", sei un commerciale :-P

Nella tua stessa azienda dipende, chiedi che percorsi di carriera offrono. In una piccola azienda, se hai acquisito una buona visione di insieme... ma probabilemente in quel caso costeresti troppo per loro :-)

Giusto, chiedi in azienda se hanno un programma di tutoring/mentoring per i nuovi assunti, a volte un buon mentor in azienda aiuta parecchio ad avere una visione globale di dove si e` andati a finire e come trarci il massimo.

prego, ciao

--
Electra

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Electra

grazie il tuo post è confortante. credevo di essere lo sfigato del paese e gli altri tutti tosti. d'accordo con te. forse per questi ragazzini che escono a 22 anni....chissà... :-)

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paolo

(megasnip)

grazie, hai dissipato molti dubbi e mi hai messo sulla buona strada per chiarire i restanti. Se ci fosse stato nella mia università una figura di tutor magari avrei avuto le idee più chiare sin dall'inizio :-(.

ciao Filippo

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Filippo

mah,

non ho fatto molti colloqui ma più di una volta mi è stato detto dal mio interlocutore mentre leggeva sul curriculum: laurea bla bla bla Vecchio Ordinamento:

ho l'impressione che le nuove lauree non siano ancora molto capite dalle imprese.

ciao Filippo

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Filippo

Beh, invece se sei intelligente non rispondi perche' la domanda non ha senso ;)

--
What the eyes see and the ears hear, the mind believes.
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Gordon Gekko

Ottima osservazione. Alcuni progetti li ho finiti, altri li hanno finiti altre persone. Sinceramente, anch'io spero di stare per un bel po' di tempo in un posto, così da poter dare più respiro al mio lavoro. Altrettanto sinceramente, le proposte successive erano nettamente migliori delle precedenti ed irrifiutabili (per intenderci, in ciascuna di esse il mio stipendio è aumentato almeno del 25%).

Detto questo e precisato il tutto, il mio post non voleva sbandierare una esperienza personale, voleva solamente sfatare il mito secondo cui in Italia ci si limita a vendere cose che altri hanno progettato e pensato per noi. A me non sembra.

Ciao ciao.

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rocco

Quanto dici è decisamente illuminante... decisamente! La dice MOOOLTO lunga su quale genere di imprenditori siano andati ad ascoltare quando hanno inventato questo genere di lauree Esattamente quelli che vogliono "qualcosa in più" di un perito (perché oggi un perito, a parità di bagaglio di conoscenze, non ha più la stessa valenza tecnica del perito di una volta) ma non "così in più" da pagarlo come un ingegnere.

In soldoni (e penso di giudicarla ancora gentilmente) queste "lauree brevi" non sono altro che aggiornamenti/specializzazioni di periti che, anziché essere a carico delle aziende (come dovrebbe essere: vuoi un tecnico "su misura"? Cacci i quattrini e te lo formi!), vengono poste a carico dello Stato...

SInceramente, e mi dispiace moltissimo per i futuri "mezzi ingegneri" perché si ritroveranno ancora una volta sul mercato del lavoro a non essere né carne né pesce, tutta questa faccenda, in prospettiva sul lungo termine (ma forse anche solo medio termine) non la vedo affatto andare a buon fine.

L'unica cosa che posso consigliare a questo punto a chi vuole studiare è: 1) selezionate per benino quelle università che, sotto la facciata del "nuovo ordinamento", conservino una programmazione solida dei corsi e delle conoscenze da impartire. 2) Se potete permettervelo andate a studiare all'estero, stando anche qui attenti a scegliere bene l'università in cui si vuole andare a studiare, valutandone quanto più spietatamente possibile la "qualità" del prodotto (ovvero non tanto i laureati ma il "come" escono laureati).

In entrambi i casi vale il principio che, se si devono spendere soldi, è meglio spenderli bene, facendoli rendere il più possibile. Molto del rendimento degli studi dipende dagli studenti stessi ma "molto" non vuol dire "tutto": l'altro mezzo limone (quello che pagate fior di euro) affrontatelo con la ferma intenzione di SPREMERLO A SANGUE senza tanti scrupoli. Loro vogliono il vostro sangue, voi fate altrettanto: se dev'essere la legge della giungla, ebbene sia! Ma non da una parte sola della barricata...

Ciao! Piercarlo

Reply to
Piercarlo

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