Ho commissionato 3 trasformatori di rete da utilizzare in progetti di AF ba sati su valvole. Le commissioni sono state fatte nell'arco di 3 anni.
I trasformatori sono stati realizzati molto bene, sono tutti a norma, ma no
Dopo lo stadio di raddrizzamento/livellamento della tensione continua, con la classica coppia ponte ad onda intera/elettrolitico, ho stabilizzato la t
cuno dei 3 trasformatori. In ciascun caso, la corrente richiesta allo stadi o alimentatore non superava i 20 mAdc.
a vuoto (senza carico applicato all'alimentatore): c'era sempre una manciat
ne e, pertanto, per non "accendere" il transistor. Sotto carico, la situazi one, ovviamente, si aggravava.
Ho ripiegato su tensioni stabilizzate nettamente inferiori a quelle che mi aspettavo, ed ha funzionato (sia a vuoto che sotto carico). Per il futuro, al fine di risparmiare tempo, soldi e di evitare il rischio di una cirrosi o di un infarto, vorrei chiedervi:
ammettiamo che io abbia bisogno di una tensione continua stabilizzata pari a 150 Vdc. Posso dimensionare il secondario del trasformatore di rete per a vere 115 Vac: li raddrizzo, li livello ed ottengo (x1,41) 160 V, circa. Poi , tra le varie cadute di tensione
- ai capi del transistor,
- la Vgs - per un mosfet - o la caduta base/emitter - per un bipolare -,
- etc.,
re, e non raggiungo la tensione che mi serve. Pertanto, qualora io decida d i farmi realizzare un altro trasformatore, come mi conviene scegliere la te nsione alternata sul secondario: piuttosto, che i 115 Vac (nel caso dei 150
Il 26/06/2015 23:15, snipped-for-privacy@gmail.com ha scritto:
essere di +/-10% rispetto ai 230VAC
da wikipedia: Tensione nominale: in Italia 400 V fase-fase, ovvero 230 V fase-neutro
nominali dei sistemi elettrici di distribuzione pubblica a bassa tensione, diventata obbligatoria a seguito dell'art.21 del Decreto Legge n.1 del 24 gennaio 2012);
per il ripple devi considerare il massimo assorbimento sia del carico che del circuito di stabilizzazione: Vpp = I / (f*C)
livellamento dopo il diodo
quindi sul secondario del trasformatore devi calcolare come minimo:
tensione DC nominale
drop-out del circuito di stabilizzazione al carico massimo
massimo ripple picco-picco / sqrt(2)
massima caduta di tensione sul ponte raddrizzatore
sia dell'avvolgimento secondario sia quello primario. Rtotale= Rsecondario + Rprimario*(Vsec/Vprim)^2.
Alla tua domanda non esiste una risposta univoca ottimale, dipende da quanti esemplari ne farai, se vuoi economizzare il costo unitario o ridurre il costo e il rischio del progetto.
Saluti a tutti
--
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Devi dimensionare meglio la tensione secondaria, inoltre devi
Ti riporto alcuni brani di interventi del mitico Franco, proprio sui trasformatori di alimentazione e i raddrizzatori. Tieni presente che nel tuo caso si deve considerare anche la caduta di tensione ai capi del circuito di stabilizzazione della tensione.
Corrente erogata dal trasformatore: Questo e` uno spannometro preso in prestito da una vecchia application note della fairchild (quando ancora pubblicava i libri rossi). Dicevano che la corrente efficace che deve poter erogare il trasformatore con ponte di diodi deve essere dalle parti di 1.8 volte la corrente di uscita. Se invece il raddrizzatore e` a presa centrale, ogni secondario deve poter erogare 1.2*Io.
Dimensionamento del condensatore di filtro: Se invece stai parlando *anche* del condensatore di filtro dopo il ponte raddrizzatore, allora ci sono due formule che dipendono dalla corrente che assorbi Io, dalla frequenza di rete f, e dalla tensione di ripple picco picco Vrpp che vuoi avere sul condensatore:
1) Formula semplificata:
C=Io/(2 f Vrpp)
2) Formula un po' piu` precisa e complicata. Qui entra anche la tensione di picco Vpk dopo il raddrizzatore, e bisogna calcolare prima l'angolo di conduzione alfa:
alfa=ARCCOS(1-Vrpp/Vpk)
C=Io/(2 f Vrpp)* (1 - alfa/180)
alfa DEVE essere in gradi. Se lo hai in radianti, allora al posto di
180 a denominatore c'e` pi greco.
La seconda formula si basa su una tensione di rete sinusoidale: peccato pero` che la tensione di rete assomigli piu` a un trapezio che a una sinusoide, ma questo aiuta a ridurre il ripple.
Ripple e corrente di picco nel raddrizzatore: Devi togliere la caduta sui diodi del ponte (alcuni volt), poi considerare il fatto che la tensione sul condensatore ha del ripple (una stima per eccesso del ripple picco picco e` Vr=Io/(2 f C)) e quindi la tensione media che hai sul condensatore e` pari al picco (dopo i diodi) meno meta` della tensione di ripple picco picco.
La formula semplificata, che sovrastima il ripple e`:
Vr=Io/(2 f C) con Io corrente di uscita, f frequenza di rete, C capacita` del condensatore e Vr e` il ripple picco picco.
Formula un po' piu` precisa, di seconda approssimazione:
La tensione di ripple piu` precisa, Vrp e` data da
Vrp=Vr(1-0.5*SQRT(Vr/Vpk)) dove Vr e` il ripple stimato con la prima formula, SQRT e` la radice quadrata e Vpk la tensione di picco dopo i diodi.
Il ripple "vero" e` ancora un po' piu` piccolino a causa delle approssimazioni, e soprattutto perche' la tensione di rete assomiglia sempre piu` a un trapezio piuttosto che a una sinusoide.
Maggiore e` la tensione di uscita, migliore e` la precisione della formula. Ci sono altre equazioni piu` precise ma non vale la pena di usarle. Per lo piu` sono solo complicazioni inutili, anche tenendo conto della tolleranza dei condensatori elettrolitici.
L'angolo di conduzione (questo e` importante), vale all'incirca
alfa=ARCCOS(1-Vrpp/Vo) dove arccos e` l'arcocoseno (in gradi), Vo la tensione media di uscita dal ponte e Vrpp la tensione di ripple.
Con l'angolo di conduzione si puo` calcolare la corrente di picco ripetitiva che circola nei diodi:
Ipr=k*Io*180/alfa dove k e` un fattore che va fra 0.7 e 1 (dipende dalla impendeza del trasformatore, dalla forma vera della tensione di rete...) Io la corrente continua di uscita e alfa l'angolo calcolato prima.
Una espressione semplificata (che pero` non ricordo mai e devo ricavare ogni volta) e` del tipo
Ipr=k*2*Io/SQRT(Vrpp/Vo) dove SQRT e` la radice quadrata del rapporto fra tensione di ripple e tensione di uscita.
basati su valvole. Le commissioni sono state fatte nell'arco di 3 anni.
n la classica coppia ponte ad onda intera/elettrolitico, ho stabilizzato la
ascuno dei 3 trasformatori. In ciascun caso, la corrente richiesta allo sta dio alimentatore non superava i 20 mAdc.
o a vuoto (senza carico applicato all'alimentatore): c'era sempre una manci
ione e, pertanto, per non "accendere" il transistor. Sotto carico, la situa zione, ovviamente, si aggravava.
i aspettavo, ed ha funzionato (sia a vuoto che sotto carico). Per il futuro , al fine di risparmiare tempo, soldi e di evitare il rischio di una cirros i o di un infarto, vorrei chiedervi:
i a 150 Vdc. Posso dimensionare il secondario del trasformatore di rete per avere 115 Vac: li raddrizzo, li livello ed ottengo (x1,41) 160 V, circa. P oi, tra le varie cadute di tensione
tore, e non raggiungo la tensione che mi serve. Pertanto, qualora io decida di farmi realizzare un altro trasformatore, come mi conviene scegliere la tensione alternata sul secondario: piuttosto, che i 115 Vac (nel caso dei 1
circa), il 20% (e siamo a 140 Vac, quasi) o oltre?
Forse e' il caso di informarsi su come funzioni un circuito raddrizzatore/filtro che non sovverta la legge di conservazione dell'energia...
Se alludi al sottoscritto, io non mi sono meravigliato del fatto che sotto carico l'alimentatore scendeva al di sotto dei volts che mi aspettavo perch
ella sotto carico, per un alimentatore.
Mi sono meravigliato del fatto che A VUOTO (solo il tester era collegato ai terminali d'uscita dell'alimentatore) la tensione scendeva di qualche volt
a perdite e cadute di tensione nel circuito stabilizzatore. Io avevo calco lato 10 Vdc, circa, di differenza tra la tensione all'ingresso dello stabil izzatore e la tensione all'uscita dallo stesso. Tali 10 Vdc li avrei persi sul transistor di potenza, sugli zener, etc., e poi mi sarei ritrovato i vo
Considerando che la distanza percorsa in una data durata di tempo e' direttamente proporzionale alla velocita', il consumo di carburante per effettuare un dato percorso varierebbe come il quadrato della velocita'(supposta costante, e data l'ipotesi sopra che la forza di attrito fosse direttamente proporzionale al quadrato della velocita').
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