Dubbi sull'amplificatore differenziale

Studiando l'amplificatore differenziale composto da due bjt npn con i rispettivi emettitori collegati tra loro e (a loro volta) collegati ad un generatore di corrente,mi sono sorti alcuni dubbi....considerando per esempio un solo ramo e ponendo in ingresso alla base una tensione qualsiasi, la tensione che si presenta all'emettitore =E8 pari alla tensione alla base meno la Vbe associata alla tensione di built-in della giunzione p/n associata. Questo non riesco a spiegarmelo fisicamente...se considero la giunzione p/n base-emettitore e pongo una tensione alla base, le due condizioni che dovrei ottenere dovrebbero essere le seguenti

1)se la tensione =E8 < Vbe il diodo non conduce 2)se la tensione =E8 >Vbe il diodo diventa (idealmente) un corto (dato che la regione di carica spaziale scompare completamente) e quindi come tale dovrebbe condurre una corrente senza alcuna caduta di tensione Quindi non mi spiego la caduta di tensione associata...nell'esempio che ho trovato indica V=3D1v Vbe=3D0.7v Ve=3Dtensione all'emettitore=3D1-0.7=3D0.3 mentre secondo me dovrebbe essere pari a 1v con (idealmente) nessuna caduta di tensione...dove sbaglio?
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silusilusilu
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scriveva:

Ti contraddici: prima scrivi se V>Vbe e poi la metti pari a 0. Il diodo ideale in conduzione lo puoi considerare equivalente ad un generatore di tensione (la cui resistenza di sorgente e' per l'appunto nulla) del valore scelto: es: 0.7 V In pratica la caratteristica e' lineare a tratti: orizzontale sino a 0.7 V poi verticale. Occhio che e' sempre una schematizzazione e per quanto tale ben lontana dalla realta'.

Sbagli a considerare il diodo base-emettitore un corto circuito. Se vuoi vederla a modo tuo ci dovresti mettere un "diodo ideale" che va in conduzione non appena lo polarizzi con tensione positiva (0+). Nota che questa cosa non ha niente a che spartire col funzionamento dell'amplificatore differenziale ed il mio consiglio e' quello di approfondire lo studio delle equazioni costitutive di diodo, bjt prima di andare a studiare i circuiti che li impiegano. Soprattutto evitare di mettere in campo relazioni ideali (modelli di componenti eccessivamente semplificati) per poi cercarne la giustificazione fisica (che difficilmente evinci). Ciao. Mirko.

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Mirko

eh no.. tra base ed emettitore c'è sempre una giunzione PN che, venendo polarizzata direttamente, deve sottostare alla legge divina dell'avere una caduta di 0,6 - 0,7 volt. infatti, ogni volta che ti troverai un circuito con un bjt polarizzato, stai pur certo che tra base ed emettitore ci son 0,7V. Tralaltro, la caratteristica di ingresso di un BJT è proprio la curva tipica di un diodo!

ecco una piccola relazione che potrebbe tornarti utile:

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saluti

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Davide C.
www.ingegnerando.it



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ahrfukkio

Ecco, fermati qui. Dove è collegato quel generatore di corrente? A 0V o a -Vee (1)se la tensione è < Vbe il diodo non conduce

Idealmente un corto, ma un po' più realmente è un generatore ideale di tensione a 0.7V. Io comunque la leggerei così: Finchè il generatore di corrente pompa corrente dall'emettitore (o nell'emettitore per il PNP),Vbe=0.7V (o -0.7V per il PNP). Il generatore di corrente rimane in funzione finchè l'emettitore è a potenziale più alto di Vee.

Di nuovo, 1V rispetto a che cosa?

Che BE non è un diodo ideale come lo intendi tu (vedi sopra).

Ciao

Pasu

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Pasu

Vi ringrazio per le risposte perch=E8 ho capito di avere una profonda lacuna.... La mia lacuna riguarda la resistenza interna di un generatore ideale...considerando un generatore di tensione ideale, la sua resistenza interna =E8 nulla,per=F2 non capisco il perch=E8 o meglio, intuitivamente capisco il perch=E8 ma non me so so spiegare. Se considero un generatore di tensione ideale e voglio studiare la resistenza interna, considero solamente il conduttore interno al generatore stesso, il quale presenta resistenza nulla. Se idealmente pongo un puntale del voltmetro ad un estremo del generatore e l'altro puntale all'estremo opposto, cose dovrei misurare?Mi verrebbe da rispondere la tensione del generatore (ed =E8 la risposta giusta), solo che se il conduttore interno presenta resistenza interna nulla, la caduta di potenziale ai suoi capi =E8 anch'essa nulla e quindi misurerei una differenza di potenziale nulla....dove sbaglio?

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silusilusilu

snipped-for-privacy@gmail.com ha scritto:

Intuitivamente lo puoi spiegare facilmente pensando a cosa serve un generatore... per utilizzarlo lo dovrai chiudere su un carico. Se è presente una resistenza interna questa dissipa energia, cosa che solitamente si cerca di evitare. Quindi un generatore con resistenza interna nulla lo si definisce "ideale".

Precisazione scontata: il termine ideale si intende nell'accezione di idea, di non esistente nella realtà. Da non confondersi come faceva un mio compagno delle superiori con il generatore ideale per ogni situazione ;)

Anzitutto, da come hai descritto il circuito misureresti ugualmente la tensione del generatore anche nel caso reale (resistenza interna non nulla) perché non scorre corrente (*).

Se proprio vuoi pensare il generatore ideale avente una resistenza interna di valore zero (che equivale a dire NON avere resistenza interna) ricordati che questa è *in serie* al generatore stesso. Per cui quando appoggi i puntali uno è collegato a un estremo della resistenza ma l'altro è connesso all'altro capo del generatore. Vedi questo schemino:

[FIDOCAD] MC 85 70 0 0 470 MC 85 60 1 0 080 MC 105 55 0 0 000 LI 105 55 85 55 LI 85 55 85 60 LI 85 90 85 95 LI 85 95 105 95 MC 105 95 0 0 000 TY 75 75 5 3 0 0 0 * V LI 120 90 120 60 LI 120 60 115 65 LI 120 60 125 65 TY 125 75 5 3 0 0 0 * V LI 100 55 95 50 LI 100 55 95 60 TY 90 45 5 3 0 0 0 * I = 0

Ciao! Marco / iw2nzm

(*) assumendo ideale il voltmetro stavolta, ma non complichiamo troppo le cose!

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Marco Trapanese

Ciao In un transistor polarizzato, la tensione sull'emittere e' SEMPRE uguale a Vbase - 0.7 ,finche' il transistor conduce. Il diodo sara' equivalente ad un corto per le variazioni (tensioni alternate), ma avra' sempre bisogno di una tensione continua ai suoi capi di 0.7V per poter condurre !!!

Questo non succede con altri componenti tipo i fet , i mos, ecc, dove la tensione ai capi della giunzione(Vgs) e' variabile in funzione della corrente .

Ciao Giorgio

--
non sono ancora SANto per e-mail
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giorgiomontaguti

Quoto quello che ha detto Marco, ma una regola generale utile per studiare l'impedenza di un qualsiasi nodo di un circuito è immaginare di iniettare in esso una piccola "correntina" con un "generatorino ideale" dI e vedere come varia la tensione, (la variazione essendo dV) a quel nodo. Se dV=0 vuol dire che quel nodo ha impedenza nulla. Il caso più lampante è proprio quello che succede quando inietti questa correntina sul nodo di un generatore ideale riferito a 0V. Poichè il generatore è ideale in tensione, è lui che forza la tensione, qualsiasi sia la corrente che gli si richiede o dà. Come vedi in questo modo di ragionare non compaiono resistenze "fisiche", proprio perchè nella maggioranza dei casi non ce ne sono! Questa è una situazione tipica in elettronica. Pensa all'impedenza 1/gm che vedi "guardando" nell'emettitore del transistor. Dove è questa impedenza? C'è per caso una resistenzina dentro al transistor? No, è solo nella nostra mente bacata! :-)

Dimentichi il generatore! Un generatore reale di tensione lo puoi vedere come la serie di un generatore ideale ed una resistenza. Il generatore ha ai suoi capi una tensione con il suo verso (da meno a più), mentre la caduta sulla resistenza ha verso opposto (e opposto alla corrente che circola nel generatore). Se questa resistenza non c'è (o, il che è lo stesso, è nulla, generatore ideale), sparisce la caduta ai suoi capi, e rimane solo la tensione del generatore. In formule: V=Vo - RI, dove Vo è la tensione del generatore (ideale) senza la resistenza, e RI è la caduta ai capi della resistenza. Se questa è nulla, o se I è nulla, V=Vo.

Ciao

Pasu

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Pasu

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