Un paio di domande ispirate dalla recente lettura di un thread in cui si discuteva delle tensioni di fase, neutro e terra.... ma per quale motivo in Italia viene normalmente tollerato che il cavo neutro non sia a 0V rispetto alla terra?
In teoria, da quel che ho capito, il neutro e la terra dovrebbero essere la stessa cosa: l'esistenza di un circuito di terra separato dovrebbe avere unicamente ragioni di sicurezza. In realtà ho constatao che ciò accade ben di rado. Mi è stato detto che questo dipende dal modo in cui nelle sottostazioni le nostre coppie monofase vengono collegate ai cavi di potenza trifase. Ma questo vuol dire che quel neutro viene collegato al terreno sotto la centralina, che per vari motivi può essere a potenziale diverso dal mio? Oppure la cosa è diversa?
Inoltre, mi risulta che in Germania il neutro venga mantenuto effettivamente allo zero locale, e che anzi la normativa locale imponga l'assoluta identità neutro-terra. Per quale motivo? Differenze di filosofia progettuale tra noi e loro, diverse necessità o semplice abitudine?
Ah, e una terza cosa vagamente collegata: se si opera su uno stesso circuito elettronico con più strumenti alimentati da rete (es. generatore di funzioni, oscilloscopio etc. etc.) bisogna sincerarsi in qualche modo che siano connessi alla rete con la stessa polarità?
Mi spiego meglio... dato che la fase e il neutro sono indistinguibili in una spina comune, quando collego un dispositivo che contiene un raddrizzatore mi troverò il 50% delle volte col lato positivo del ponte a +220 Vac e col negativo a zero, mentre nell'altro 50% avrò il positivo a zero e il negativo a -220 Vac. Finchè uso un solo strumento no problem, perchè comunque collegando la massa del circuto a quella dello strumento essi si portano allo stesso potenziale. Ma se ne uso più d'uno, esiste per caso qualche combinazione che si risolve con un fumacchio nero ? E se si, come faccio a capirlo e a rimediare?
Grazie a tutti.