Se l'ingresso è differenziale (vero) non importa dove sta il riferimento. Intendo dire...potrebbero essere 0-18V +9/-9V o -6/+12V: sono sempre 18V di ampiezza
In effetti la parola differenziale l'ho usata io per intendere un ingresso costituito da due punti. Quello che penso =E8: nel caso 0-18 tensione e corrente non si invertono, mentre negli altri casi si. Questo non pu=F2 influire nel funzionamento? Ad ogni modo posso aggiungere un'altra informazione (spero importante); ovvero l'ingresso fa capo ad un piccolo trasformatorino. Infatti stavo facendo delle ricerche su internet sul funzionamento dei trasformatori ma ancora non ho trovato nulla che spieghi che differenza ci pu=F2 essere.
In altre parole: se ad un trasformatore applico al primario una tensione del tipo 0-18 oppure una del tipo -9/+9 che differenze ci sono? A me verrebbe intanto da dire che i valori efficaci sono diversi e quindi =E8 diversa la potenza assorbita/trasferita... Per=F2 le mie conoscenze in merito sono abbastanza scarse.
Perchè negli altri casi sì? E' sempre questione di dove prendi il riferimento: se hai +9/-9 rispetto a un ipotetico 0, se comunque metti il voltmetro tra il -9 e +9 hai comunque 18V
Dipende dove sono collegati i capi del trasformatore. Se uno è collegato allo 0 V, nel primo caso hai una continua di 9V sovrapposta al segnale (come dice LAB), che potrebbe far male al trasformatore (come dice Bertolazzi), visto che essendo un'induttanza, una volta carica si comporta come una resistenza di basso valore; nel secondo caso invece no: l'induttanza si carica nella parte positiva e si scarica in quella negativa.
A me risulta che il valore efficace è IDENTICO.
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Appunto, ci vorrebbe un po' di elettrotecnica e di misure elettriche:
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--------------- In un post successivo dici che prima di uno dei due capi c'è un condensatore: questo elimina gli effetti dannosi della continua. Perchè ? Perchè il condensatore una volta carico non fa passare corrente: se invece lo sottoponi a una tensione variabile si caricherà/scaricherà generando un passaggio "della sola componente alternata":
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e questo è quello che succede (la pagina più semplice che ho trovato):
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con C ed L scambiati, cioè configurati come passa alto invece che passa basso.
Detto questo ti consiglio di partire da cose più semplici e studiartele per bene, soprattutto quello che riguarda le misure elettriche ed il concetto di tensione o differenza di potenziale.
Non te la prendere, ma che c'azzeccano i riferimenti (ipotetici o no)? Io parlo della d.d.p. applicata all'ingresso, e secondo me tale tensione (e quindi anche la corrente) si inverte nel primo caso ma non nel secondo. Adesso ti spiego come la vedo cos=EC puoi correggermi dove secondo te sbaglio...
Io ho solo due polarit=E0, chiamiamole p1 e p2, e sono i capi dell'ingresso.
Caso 0/18 la d.d.p (p2 - p1) parte ad esempio da 0, arriva a 18 e poi torna a zero, e cos=EC via. E questo dice che (indipendentemente da qualsiasi riferimento) =E8 sempre p2 > p1
Caso +9/-9 (p2 - p1) parte da 0 e arriva a 9, poi torna a zero, SI INVERTE, e arriva a -9, e cos=EC via. E questo dice che per met=E0 periodo p2 > p1, ma per l'altra met=E0 le cose si invertono, e una sorte analoga fanno le correnti...
Cosa c'entrano i riferimenti? Nel secondo caso l'inversione della polarit=E0 (e delle correnti) c'=E8 indipendentemente dal riferimento usato.
Induttanza carica? Boh, non conosco la terminologia propria del settore per=F2 potrei comprendere una spiegazione matematica che parta dalle equazioni caratteristiche (tipo v =3D L*di/dt) e arrivi al comportamento dell'induttanza con un'onda quadra applicata. Comunque non ti chiedo altro, hai gi=E0 avuto molta pazienza.
wiki/Valore_efficace
Sei sicuro? Prima di aprire il 3D mi era venuto 18/sqrt(2) nel primo caso, e 18/2 cio=E8 9V nel secondo.
Sì certo, la funzione valore efficace viene diversa, ma se tu applichi su un resistore 18V, quello dissiperà V^2/R a prescindere se questi 18V, rispetto al riferimento di tensione, siano distribuiti come 0-18 oppure -9/+9 .
Sono solamente il fulcro del discorso e la soluzione ai tuoi dubbi. Si parla di differenza di potenziale proprio perchè si parla del valore di un potenziale rispetto ad un altro, o se preferisci il valore di un potenziale rispetto A UN RIFERIMENTO, dove magari partono anche altri vettori di potenziale e quindi è comodo averlo. In genere questo riferimento è considerato 0V, ma difficilmente coinciderà con lo 0V di un altro circuito isolato, o con la terra, o con quello che vuoi
Hai appena detto che il tuo riferimento in questo caso è 0.
E anche qua il tuo riferimento è lo 0. Cosa succederebbe se tu attaccassi al secondo capo -9V invece che 0V?
Sono in entrambi i casi 18Vpicco-picco. Quello che cambia è dove sta lo zero (il riferimento), e dipende dalla componente continua (offset).
La capacità e l'induttanza sono i due parametri principali, insieme alla resistenza, con i quali puoi costruire i modelli di un po' tutto il mondo analogico. Per quanto riguarda i componenti a parametri concentrati, in genere ci si riferisce a condensatori per quanto riguarda le capacità; induttori o bobine per quanto riguarda l'induttanza; resistori per quanto riguarda la resistenza. C = Q/V cioè quanta CARICA ELETTRICA puoi avere per ogni VOLT L = FI/i cioè quanto CAMPO MAGNETICO puoi avere per ogni AMPERE
sono entrambi componenti che immagazzinano energia, ed è normale parlare di carica/scarica di un condensatore o carica/scarica di una bobina. Senza la carica/scarica delle bobine non esisterebbero gli alimentatori switching o comunque quello un po' più grandi di un tot sarebbero piuttosto difficili e costosi da fare con sole capacità.
Ok, probabilmente è colpa mia non sono stato chiaro. Per discolparmi cercherò di spiegarmi meglio :)
Se hai una sinusoide da 18Vpp senza offset questa varierà tra +9 e -9 . La stessa sinusoide, per farla variare tra 0 e 18 necessita dell'aggiunta di un offset di 9V, così da averla tra +18 e 0. E' chiaro che la componente continua si fa sentire, ma la sinusoide è sempre la sinusoide (tra l'altro questo è proprio il trucchetto per poter trattare i segnali senza alimentazione duale).
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Se non stiamo parlando di transitori, ma semplicemente regimi sinusoidali, puoi considerare che un'induttanza è come una "resistenza che aumenta all'aumentare della frequenza", mentre la capacità è una "resistenza che diminuisce all'aumentare della frequenza". A frequenza 0 (continua) il condensatore è un circuito aperto e la bobina è un cortocircuito. A frequenza infinita (o molto alta se preferisci) il condensatore è un cortocircuito e la bobina è un circuito aperto.
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A questo punto diventa semplice capire che a parità di carico, cioè del tuo trasformatore, la differenza tra i due segnali che vuoi applicare è sono questi 9V di offset, che in regime dinamico qualcuno deve sorbirsi, ed è bene che lo faccia un componente che possa trattenerli sotto forma di un qualche campo reattivo, nel nostro caso il CONDENSATORE. Se non ci fosse questi 9V andrebbero a essere dissipati dalla resistenza parassita della bobina in serie a quella interna del generatore.
Li tratterrà fino a che non togli il segnale: in questo transitorio vedrai la scarica del condensatore attraverso la resistenza interna del generatore più quella parassita della bobina. Quando poi riapplicherai il segnale, nel transitorio ne vedrai la carica.
Se uno dei due segnali è fisso e soltanto l'altro varia (ossia nel primo caso V1=0V e V2=0V..18V, e nel secondo caso V1=-9V e V2=-9V..+9V), i 9V di offset in continua ce li hai in entrambi i casi.
Se invece entrambi i segnali variano (ossia V1=0V..9V e V2=9V..0V, oppure V1=-4.5V..+4.5V e V2=+4.5V..-4.5V) allora avrai un segnale di 18Vpp e valor medio nullo in entrambi i casi.
In linea di principio quindi l'OP ha ragione; oltre all'ampiezza picco-picco bisognerebbe specificare anche l'offset, ossia appunto la componente continua che è sommata al segnale. Se non viene specificata, probabilmente è segno che c'è un condensatore in serie che la taglia via.
Ma che ti sembra questo il modo di trattare chi ti sta dando una mano?
Sai cos'è il principio di sovrapposizione degli effetti?
In questo caso è proprio semplice da applicare. Disegna il tuo circuito con
2 generatori di tensione in serie, uno con 9V in continua e uno con una alternata di +9/-9V. Poi fai i tuoi conti utilizzando il principio, cioè un generatore alla volta, cortocircuitando gli altri generatori di tensione e aprendo il circuito a quelli di corrente (che qua non ci sono). Trovati tutti i vari risultati "parziali" sui componenti che ti interessano li sommi algebricamente.
Ma roba da matti....ci vorrebbe un po' di "scolarizzazione" altro che preparazione o addirittura università. Ricordati che qui siamo un po' tutti diplomati/laureati in elettronica e siamo stati a scuola prima di te
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