La dispersione avviene per l'accoppiamento capacitivo fra i conduttori e lo stelo metallico. La soluzione corretta, quindi, sarebbe collegare a terra lo stelo. Anche con un interruttore bipolare avresti dispersione quando la
posta uguale a 1), deduco che la condizione migliore si ha utilizzando due conduttori con il minimo indispensabile di isolante proprio centrati
Ovviamente la dispersione in questi casi e' dovuta quasi totalmente all'effetto capacitivo. La soluzione piu' semplice e' collegare a terra la struttura metallica della lampada. Se per qualche motivo non si vuole avere il collegamento a terra (per esempio in ambienti critici) conviene usare per l'alimentazione un cavo schermato e collegare lo schermo a terra, logicamente mantenendolo isolato dal resto.
Una prova interessante sarebbe quella di collegare la massa dello stelo ad un foglio di alluminio steso per terra (anche un metro) in modo da creare u n bypass.
la dispersione c'e' solo quando e' spenta la lampada ed una delle fasi e' interrotta e l'altra no
ed effettivamente ho notato che ci mette qualche secondo a "caricarsi"
e anche qualche secondo a scaricarsi quando accendo la lampadina, quindi il comportamento e' tipico dei condensatori.
intuisco piu' o meno quale possa essere il circuito equivalente
dovrei far passare il cavo all'interno del basamento in modo coassiale, cosa non fattibile al livello meccanico, essendo il basamento regolabile in altezza c'e' un tappo con un oring che fa da freno al perno regolabile e non si puo' forare
e cmq avrei anche il problema a far passare il cavo dal basamento alla lampada, dovrei rifare un pezzo della lampada...
io ho usato materiale di recupero di merce commerciale e non di apparecchi specifici per uso professionale come una delle lampade dei link del mio post principale.
Il cavo passa all'interno della lampada che prima stava sulla scrivania ed ora e' infilata nel basamento del ventilatore ed il filo elettrico e' esterno al basamento del ventilatore ed entra nella lampada a pantografo nel punto della sua base originaria.
Questo e' quanto, le soluzioni sono l'interruttore bipolare e il collegamento di massa, il secondo mi dara' delle rogne meccaniche, sta lampada deve essere smontabile infatti tra basamento e lampada non c'e' nessun vincolo meccanico, questo perche' passata la stagione umida io smonto il tutto e la metto da parte.
blisca wrote in news:m9u30b$efq$ snipped-for-privacy@speranza.aioe.org:
In passato c'era la distinzione "illuminazione" e "forza motrice" (per i
La distribuzione era monofase/trifase con 125V di tensione di fase (usata per l'"illuminazione") e il 220V, per la "forza motrice", di tensione concatenata (ricavato quindi da una coppia di fasi).
(la cosa era sensata se si pensa alla sezione dei fili, lo svantaggio era quello di avere tensioni diverse alle prese, altro che usare prese bipasso ;-) ).
con le proprie centrali elettriche e reti di distribuzione: era in uso anche un altro valore di tensione in uso, il 160/275. ("tensione consentita", si legge).
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(Non so se in quelle reti il 160/275 era usato alla maniera attuale del
220/380 o invece come il 125/220).
Con la normalizzazione a 220/380 (ora 230/400), nella maggioranza delle civili abitazioni hanno tolto una fase e la distinzione "luce" / "f.m.".
rimasta a 127/220 quindi per far avere a tutti gli utenti la tensione monofase normalizzata, usano quella concatenata.
rapida, non dovendo cambiare i trasformatori in cabina (che stiano usando gli stessi trasformatori di quarant'anni fa? ), a patto che l'utente non necessiti di alimentare motori a 380
La stessa cosa non aveva senso ovviamente farla sulle reti 160/275.
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