Oggi al termine di un arrampicata in vetta lungo una ferrata, oltre a beccarmi vento, pioggia, grandine e freddo in mezzo alle nuvole, ho fatto anche la simpatica esperienza di beccarmi un fulmine in testa, ovviamente una porzione marginale di esso altrimenti magari a quest'ora avrei troppo estro di star qua a scrivere... :)
Arrivato in vetta con il brontolio dei tuoni sopra la testa, ho fatto di corsa e a testa bassa la cresta senza neanche fermarmi a firmare il registro di vetta e sono andato ad infilarmi in una caverna alcuni metri
trova la solita croce-parafulmine che ogni tanto il solito fulmine blasfemo fa saltare in aria.
Il tempo di guardarmi intorno e rigirarmi a guardare fuori come grandina e casca un fulmine giusto sulla vetta e il sottoscritto si ritrova intontito come se mi fossi beccato una energica martellata sul caschetto.
Andando per ovvia logica, suppongo che quando cade un fulmine sulla cima di una montagna, questo si disperde nella roccia, magari prediligendo la superficie fradicia, ma sicuramente una parte si riparte anche all'interno della montagna.
la piccolissima quota di corrente che ha preso quella strada sia ben felice si usare come scorciatoia il mona di turno che stando in piedi fornisce un percorso a minor resistenza.
percezione di "punto di uscita" sui piedi.