Dopo una chiacchierata con ingegnere che lavora in un laboratorio di certificazioni mi sono chiesto come facciano le piccole ditte a mettere in commercio un oggetto dai dubbi margini di guadagno: Per essere in regola con la direttiva ROHS mi dicono che serve allegare alla documentazione tecnica di un progetto la certificazione per ogni componente,vite,filo ,particolare plastico,meccanico ecc. Non ho ancora letto bene la direttiva,l'ho solo scorsa e devo ammettere che
DIRETTIVA 2011/65/UE DEL PARLAMENTO EUROPEO
Forse ho capito male io Usi 25 resistenze della Vishay 20 transistor della Infineon,10 induttanze della Coilcraft e di ognuno di questi componenti(o per ogni famiglia es raggruppando le resistenze da 1K,330 ohm,100K 0603 ecc)devi fornire la certificazione che per quei componenti sono state effettuate le analisi chimiche o ai raggi X che dimostrino l'assenza di sostanze pericolose.
sono a posto"
Se la Vishay ,o il distributore non forniscono alla ditta microscopica PincoPall la certificazione relativa alla resistenza da 1K 0603 allora la
lascia dei dubbi si passa all'analisi chimica e le 20 euro per ogni analisi passano a circa 200. e questo per materiali "omogenei",che nel caso di un cavo di alimentazione a
230 V potrebbero essere 4 materiali diversi: il rame,la guaina per ogni conduttore,la guaina esterna,la plastica della spina.Estendendo il discorso a ogni componente,colonnina ,vite, ecc uno dovrebbe buttarci dentro ..che so...20mila o 30 mila euro solo per fare certificare un termostato da 15 euro al pubblico? Inoltre ogni tot tempo queste cose mi pare che vadano rifatte.
Grazie