Ciao a tutti...
In questi giorni, pensando ad altre cose, mi è tornato in mente un curiosissimo incidente che mi era capitato con un tester analogico da 20 KOhm/volt di non eccelsissima qualità.
Stavo collaudando un piccolo amplificatore audio (20+20 watt per canale) che, per conto suo non aveva problemi. Ne aveva invece la circuiteria dei toni che lo precedeva e che si mise ad autoscillare fino al punto da far cominciare ad annerire le due resistenze della rete di zobel poste sull'uscita (che era composta da un 10 Ohm/2 Watt in serie a un poliestere da 150 nF.). Nonostante la botta ultrasonica il finale (che utilizzava una coppia di TIP2955/3055 per canale) si salvò e lavoro poi felicemente per anni.
Mentre successe quell'incidente io avevo in mano i puntali del tester analogico che era commutato sulla portata minima (20 Volt) per le tensioni alternate. Ebbene semplicemente *tenendo in aria i puntali*, lo strumento arrivò a circa un terzo di scala senza essere visibilmente collegato a nulla. Il fenomeno, una volta risolto il problema dell'autoscillazione (che comporto il rifacimento integrale dei controlli di tono), non si ripresentò più.
La mia domanda a questo punto è: visto che nel mentre dell'incidente l'amplificatore funzionò praticamente come una sorta di trasmettitore RF (probabilmente favorito dal fatto che, in serie all'uscita, c'era anche la classica bobina parallelata con una resistenza da 10 Ohm, il tutto collegato a massa con una resistenza di circa 120 Ohm che faceva da "carico minimo" per evitare possibili problemi di stabilità... che ci furono ma non per colpa del finale), a che frequenza stava irradiando per produrre un fenomeno del genere?
Grazie per ogni eventuale risposta. Piercarlo