piastrina insetticcida

Ieri ho trovata una di quelle piastrine in cui si inseriva una tavoletta di insetticida per farlo evaporare e diffondere. Non so se si usino ancora, ma l'ho aperta per curiosità. Dentro c'è una "pastiglia" di materiale (ceramico?) grigio racchiusa tra due elettrodi di metalli diversi. Uno, la base scaldante, chiaro, forse alluminio, uno giallo-rosso forse rame o bronzo. Qualcuno conosce il principio di funzionamento?

ciao Chance :O)

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Non vorrei dire una cavolata (e neanche aprire un fornelletto per verificare la risposta, dal momento che sì, si usano ancora), ma il principio di funzionamento dovrebbe essere il caro e vecchio Effetto Joule secondo il quale una corrente che passa in un materiale resistivo produce un effetto per il quale parte dell'energia viene dissipata sotto forma di energia termica.

La pastiglia bianca non è nient'altro che un diffusore di calore e serve a distribuire uniformemente il calore su tutta la superficie in modo da scaldare la piastrina con l'insetticida.

I due metalli sono stati scelti in modo che attraversati dalla corrente, solo uno dei due si scaldi alla temperatura necessaria (senza fondere e senza bisogno di termostati).

LP

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Luca Pascali

ILikeToWatch ha scritto:

Io le uso ancora, ma non ho voglia di fare vivisezioni. Se ricordo bene la descrizione letta al tempo dell'acquisto, dovrebbe trattarsi di un PTC, cioè una resistenza ceramica a coefficiente di temperatura positivo. Ciao, Paolo

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pieffe

"ILikeToWatch" ha scritto nel messaggio news:46a0c9f3$0$10628$ snipped-for-privacy@reader2.news.tin.it...

ho letto le 2 risposte (di Luca Pascali e di pieffe su google, ma visto che sul mio server non comparite ancora vi rispondo qui. Che c'entrasse l'effetto Joule lo avevo sospettato... ;-) I due metalli sono alluminio per la sua conduttività termica e bronzo fosforoso l'altro per migliorare il contatto elettrico

Mi chiedevo del perché di tanta "ingegnerizzazione" per un oggetto così semplice. Apparentemente bastava un resistore da qualche watt di costo inferiore per riscaldare. Ho fatto qualche ricerca e ho trovato che la pastiglia è un proprio un "heater con termostatazione intrinseca". Come dice pieffe, è un resistore ceramico a base di Titanato di Bario PTC (Coefficiente di Temperatura Positivo) e T di switch prefissata e quindi mantiene costante la sua temperatura max a tensione di lavoro. Si trovano molti modelli per molteplici usi e condizioni di lavoro.

ciao Chance :O)

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[...]

Occhio a come poni le domande. Un informatico o un elettronico (ancora peggio se chi risponde è entrambe le cose) può rispondere "letteralmente" alla domanda ;-D (capisci a me)

[...]

[...]

Ok, il motivo di cotanta ingegnerizzazione è (a parer mio) dovuto agli standard di sicurezza che dovrebbe garantire e al fatto che va in mano a tutti (gente responsabile e non).

C'è intanto un discorso di temperatura di lavoro che deve essere in un determinato intervallo per avere una efficacia maggiore, di velocità nel raggiungerla (non è che accendi il fornelletto oggi e forse tra 2 giorni è caldo) e possibilità di mantenerla.

Poi c'è il discorso che non devono esserci rischi d'incendio dal momento che la gente li può lasciare (e li lascia) accesi 24/7 (un semplice resistore potrebbe fondere ed essere un pericolo, questo tipo di fornelletto, invece, mantiene una temperatura)

C'è anche il discorso del classico "cervellone" che ci mette sopra le dita. Come è successo negli USA (e getta) che la gente si è incollata le dita con la SuperAttack (o colla equivalente) e ha citato la ditta produttrice di tale colla ottenendo milioni di dollari di risarcimento (sarabbe stato meglio citare la madre degli stessi per aver dimenticato di comperare un cervello buono per i suoi figli), quindi anche per questo motivo bisogna che la temperatura sia controllata, non troppo elevata e non ci devono essere problemi di dispersione.

C'è il discorso del consumo di energia (anche se molti se ne fregano) e di dimensioni (piccolo è bello).

Forse il tutto è nato da una bustarella che un progettista ha preso quando gli hanno chiesto come si poteva realizzare questo progetto in modo da favorire un tipo di materiale più costoso invece di qualcosa di più economico. Poi quando i costi di progetto sono stati ammortizzati, nessuno ha più pensato di mettere mano al progetto.

O forse è stato visto che un resistore classico, per avere le stesse caratteristiche di velocità di raggiungimento della temperatura, capacità di tenerla a lungo e controllo della temperatura stessa, aveva bisogno di altri componenti di controllo che avrebbero solamente aumentato il costo rispetto al "semplice" resistore che si trova nei fornelletti.

Come per gli intermittori per l'albero di natale. Nessun oscillatore, nessun circuito di controllo o relè. Una linguetta di una lega di metallo che si scalda quando le luci sono accese e si allunga. Quando si allunga oltre una certa misura apre il circuito e le luci si spengono. Si raffredda e richiude il circuito, le luci si accendono e ricomincia a scaldarsi. Se pensiamo che un elettronico ci metterebbe almeno un transistor, con un condensatore e resistenze, il tutto alimentato in bassa tensione (quindi ci vuole un trasformatore o un riduttore ed uno stabilizzatore), un transistor per comandare un relè o un triac per accendere le luci ... O addirittura un PIC (con quarzo e tutto ciò che necessita).

Magari, però, la linguetta in quella lega particolare costa come 5 operazionali.

Un saluto

LP

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Luca Pascali

Una lamine fatta di due lamine di metallo con diverso coefficiente di dilatazione, sovrapposte e solidali tra loro. Per questo si chiamano lamine bimetalliche. "Lega di metallo" vuol dire un'altra cosa.

Si scalda quando le luci sono spente. O meglio quasi spente. Il filo resistivo avvolto sulla lamina bimetallica =E8 in serie alle lampadine. La corrente che passa a riposo accende debolmente le lampadine e scalda la lamina bimetallica.

Si scalda e si flette. Le due lamine costituenti la lamina bimetallica hanno coefficienti di dilatazione diversi. Il diverso allungamento delle due lamine costituenti la lamina bimetallica, anche se impercettibile come allungamento, provoca una vistosa flessione della lamina bimetallica.

Quando si flette abbastanza chiude un contatto che cortocircuita l'avvolgimento resistivo, dando cos=EC piena alimentazione alle lampadine che si accendono. L'avvolgimento resistivo, non pi=F9 percorso da corrente, non scalda pi=F9 la lamina bimetallica, che quindi comincia a raffreddarsi.

Si raffredda e toglie il cortocircuito dell'avolgimento resistivo, l'alimentazione deve di nuovo passare attraverso l'avvolgimento resistivo e le lampadine si spengono (quasi, restano debolmente accese).

Le luci si spengono (restano debolmente accese), e l'avvolgimento resistivo ricomincia a scaldare.

Ciao.

lucky

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lucky

[...]

Allora stiamo parlando di due sistemi differenti. In quelli che ho visto io, la lamella è in serie al circuito e lo apre quando si riscalda. Infatti quando si accendono la prima volta, a freddo, la luce rimane accesa fissa per un bel po' di tempo prima di iniziare a lampeggiare. Se quelle che ho visto io si raffreddassero con le luci spente, come quelle che descrivi tu, allora dovrebbero partire da spente e poi accendersi. Probabilmente è un altro modo di realizzare il sistema.

LP

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Luca Pascali

mica tanto ti capisco! vediamo: :) se intendi rifertirti alla mia richiesta di conoscere il principio di funzionamento, allora da informatico ed e elettronico (anzi prima l'uno e dopo l'altro) ti faccio notare che la tua risposta era leggermente errata. L'effetto Joule, come dice il nome del fenomeno, non è un principio di funzionamento, solo una consenguenza. Effetto, appunto e appartiene alla categoria delle descrizioni che non spiegano, ma raccontano. Quando le si propone come spiegazioni si chiamano tautologie. ;)

fin qui sono d'accordo con quanto scrivi

anche qui concordo circa i ragazzini stupidi, ma qui c'entra più il fenomeno della gilda degli avvocati negli states, che hanno vari galoppini sempre in giro per le emergency room e le stazioni di polizia alla ricerca del "caso" da trasformare in miniera d'oro e di pubblicità per i loro studi. :P

in questo caso (viste le esigue potenze in gioco) non credo.

appunto: quei riscaldatori (perchè come tali sono venduti) hanno un'intrinseco controllo termostatico.

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Quindi non credo che in questo caso ci siano bustarelle di mezzo: è una elegante soluzione che sfrutta un componente nuovo utilizzando il minimo numero di parti e soddisfacendo la maggior parte delle esigenze da te elencate prima.

come spiegato nel sito, nulla di tutto questo, in questo caso. Accade tutto all'interno della pastiglia ceramica.

argh! quanti componenti passibili di guasto! E Henry Ford ora si rivolta nella tomba! ;P

non credo, visto che almeno questo che ho io, lo davano in omaggio con una confezione di tavolette. E rimontato funziona ancora come prima.

Il fatto è che io sono curioso: il nick non l'ho scelto solo per fare un omaggio a Peter Sellers...;)

ciao Chance :O)

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Sarà ma da me le intermittenze passanti costano 0,50?

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Inty TJ

Pu=F2 essere, anche se di intermittenti cos=EC non ne ho mai visti.

Questo =E8 quello che succede quando non c'=E8 l'intermittente, ma nella serie di lampadine ce n'=E8 una speciale che fa da intermittente. Tale lampadina contiene nello stesso bulbo il filamento e una lamina bimetallica che a riposo tiene chiuso il circuito, accendendo quindi la lampadina in questione e tutte le altre della serie. Il filamento della lampadina accesa scalda la lamina bimetallica che flettendo apre il circuito, eccetera. A scaldare la lamina ovviamente non =E8 la corrente che percorre la lamina, ma il filamento della lampadina.

Se pu=F2 interessare come funziona una lamina bimetallica:

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Ciao.

lucky

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lucky

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