Problema con comunicazioni elettriche!

Ciao a tutti, qualcuno potrebbe cortesemente dare un'occhiata a questo=20 link (contiene la scansione di due pagine di un libro):

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Io avrei bisogno di capire da dove salta fuori la formula 8.1.8

In particolare la 8.1.7 fornisce la densit=E0 spettrale di potenza del=20 processo i(t):

Gi(f) =3D 4kT/R

Qui non riesco a digerire completamente il fatto che ad una corrente=20 possa essere associata una densit=E0 spetrale di potenza.

Ma la cosa pi=F9 difficile per me =E8 capire da dove salta fuori la 8.1.8= ,=20 dove viene ricavata la densit=E0 spettrale di potenza della f.e.m e(t) di= =20 figura 8.1.5.

Ge(f)=3D 4kTR

Qualcuno potrebbe per cortesia provare a chiarirmi questi due concetti?

Grazie a chiunque vorr=E0 aiutarmi!

Francesco

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Francesco
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Con la tensione va meglio? Hai un processo (rumore) che genera una corrente i(t). Questa i(t) quando passa in una R la fa scaldare, secondo i^2 R. Guardi cosa capita frequenza per frequenza e hai la densita` spettrale della potenza dissipata da quella determinata R. Se cambi R cambia la potenza dissipata. Dato che e` comodo descrivere il processo senza conoscere la resistenza, si divide la potenza per R e resta solo la caratteristica della sorgente. La densita` spettrale che si ottiene dovrebbe essere chiamata densita` spettrale del valor quadratico medio della corrente, la densita` spettrale di potenza si ha solo quando moltiplichi per la resistenza effettiva che metti nel circuito.

Ci sono due spiegazioni. La prima, che non mi piace, dice: hai i(t), vuoi trovare v(t) devi moltiplicare per R. Se al posto di i(t) stai considerando i^2 devi moltiplicare per R^2, da cui la 8.1.8.

Un po' meglio (in senso formale), si fa uguagliando le potenze erogate dai due generatori sulla stessa resistenza, e vedendo quanto deve valere la tensione per far dissipare alla stessa tensione la stessa corrente.

--

Franco

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Franco

OK!

Gi=E0 qui mi perdo, tu dici di dividere la potenza per la resistenza, va bene ma quel che ottieni come fai a legarlo alla Gi(f)=20 li sopra?

Se la densit=E0 di potenza Gi(f)=3D4kT la integro in un intervallo di=20 frequenze dovrei ottenere la potenza in quello stesso intervallo,=20 supponendo di avere un generico intervallo df, la potenza dovrebbe=20 essere dN=3D 4kTdf, invece scopro dal libro che dN=3D kTdf.

Sul libro =E8 riportato questo discorso, si prende il circuito di figura =

8.1.5 e lo si chiude su una resistenza R cos=EC da avere la potenza=20 massima. La potenza dN=3D e(t)^2/4R =3D 4kTRdf/4R=3DkTdf.

Questo dovrebbe significare che e(t)^2/df =3D Ge(t) ...

Ho le idee sempre pi=F9 confuse purtoppo!

AIUTO!

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Francesco

Francesco ha scritto:

[cut]

La butto là perché sto uscendo..mi riservo di scrivere altre due righe in futuro. Tieni conto che la densità di potenza "KT" nasce dal fatto che essa è POTENZA DISPONIBILE (densità di). Cioè, si suppone sempre un carico adattato (ossia uguale al coniugato di R...R stesso se R è reale). Per questo puoi "non" considerare il valore specifico.

La potenza di rumore disponibile da una resistenza è indipendente dal valore della stessa proprio perché è "disponibile". Questo è il "trucco".

Perdona la confusione, sarò più chiaro poi.

M
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Michele Ancis

Francesco ha scritto:

Franco ti ha già spiegato e a quanto leggo, hai capito questo punto.

Devi considerare che un resistore rumoroso è in realtà una sorgente di potenza di rumore. Allora l'approccio classico è di dividere (si fa sempre con componenti "rumorosi"), il tuo resistore rumoroso in:

resistore non rumoroso (ideale) + sorgente di rumore

Le sorgenti di potenza, come sai, sono di due tipi: gen. di corrente e tensione. La prima formula fa capo ad un resistore ideale con in _parallelo_ un generatore di corrente con:

DENSITA' DEL VALOR QUADRATICO MEDIO DI CORRENTE pari a 4KT/R

il libro la chiama "densità di potenza" e questo, ovviamente, ti confonde perché poi analizza il circuito _duale_, ossia:

resistore deale con in _serie_ un gen. di tensione con:

DENSITA' DEL VALOR QUADRATICO MEDIO DI TENSIONE pari a 4KTR

E chiama anche questa "densità di potenza".

Il legame tra le due espressioni, che rappresentano una volta una corrente, l'altra una tensione, lo trovi come dice Franco, considerando che nei due casi la stessa potenza dev'essere erogata ad uno stesso carico. Oppure puoi "allargare" i teoremi di Thévenin e Norton, considerando però questa volta processi e v.q.m. invece di semplici tensioni e correnti (quello che a Franco non piace, ma che credo sia lecito fare a patto di fare "le giuste" considerazioni sui processi che si va a trattare).

Il testo che riporti fa l'errore (secondo me) di chiamare entrambe le quantità "densità di potenza", che è giusto dal punto di vista dimensionale, ma rende difficile discernere cosa ci sia di diverso tra le due...E poi uno si chiede perché due cose con lo stesso nome debbano avere espressioni diverse :-)

Mi rendo conto di aver semplicemente parafrasato quello che già Franco aveva scritto...In realtà non ho aggiunto informazione ma spero comunque che la cosa ti sia più chiara, ora.

M
--

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Michele Ancis

Michele Ancis ha scritto: _cut_

Quindi non ho a che fare con la densità del valore quardatico medio della potenza ma della corrente...

Ci ragiono un pochino su poi torno a chiedere nel caso...

Grazie comunque di tutto!

--
Per rispondermi in privato togliere i numeri!
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Francesco

Un attimo... intendi dire che la densit=E0 spettrale di potenza la otteng= o nello stesso modo in cui calcolerei la potenza sul resistore che metto=20 nel circuito usando invece che i(t)^2 Gi(f) ! Giusto ?

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Francesco

No, stai moltiplicando una funzione del tempo e una della frequenza. Devi pensare tutto nel tempo, oppure tutto in frequenza.

--

Franco

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Franco

engo

=20

Pensando tutto in termini di frequenza come si calcola la potenza in=20 funzione della corrente?

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Francesco

Tenendo presente che una moltiplicazione in frequenza equivale ad una convoluzione nel tempo e viceversa.

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Stefano

P.S. Franco, mi diresti per piacere la tua opinione sulla "definizione di tensione di soglia di un diodo" del "mio" thread del 2/6/2007 ore 16:04?

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Stefano

Ma qui, tu hai detto:"hai i(t), vuoi trovare v(t) devi moltiplicare per R. Se al posto di i(t) stai considerando i^2 devi moltiplicare per R^2, d= a cui la 8.1.8. "

Io non ho i(t)^2 ho Gi(f) :-(

Spero ti/vi sia rimasta un pochino di pazienza per rispondermi!

Francesco

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Francesco

Da cui, facendo una trasformata, hai 8.1.8. R e` una costante, la trasformata e` lineare e quindi puoi moltiplicare per R sia nel tempo che in frequenza.

Devo scappare a lezione, adesso non ho tempo. Dimmi che cosa sai di trasformate, spettri et similia, cosi` da sapere come partire.

Dato un segnale v(t) che cosa rappresenta il suo spettro, a che cosa serve, che significato ha l'integrale dello spettro, quali sono le sue unita` di misura? Stessa domanda per lo spettro di v^2(t).

Dato v(t), come si calcola la sua potenza media?

--

Franco

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(L. Wittgenstein)
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Franco

Franco ha scritto: _cut_

Ormai dovrei saperne abbastanza, ma temo non sia proprio cos=EC!

Lo spettro di un segnale rappresenta il comportamento del segnale stesso =

al variare della frequenza, e pu=F2 servire per valutarne la banda. Il significato dell'integrale dello spettro onestamente non so cosa=20 significhi, so che se una funzione f(x) =E8 rappresentabile come=20 l'integrale di g(x), allora g(x) =E8 la densit=E0 della funzione f(x).

Qui risponderei come sopra semplicemente considerando v(t) anzich=E8=20 v^2(t), v^2(t) =E8 "praticamente" la potenza istantanea del segnale

La potenza media di v(t) =E8 il valor medio di v^2(t), in simboli dovrebb= e=20 essere sta cosa qua:

Spero di non aver scritto troppe stupidaggini...

--=20 Per rispondermi in privato togliere i numeri!

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Francesco

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